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Chiesa di San Francesco - Amelia

Nel 1287, stando alle cronache, frate Bartolomeo di Amelia fondò la chiesa di San Francesco dedicata inizialmente ai Santi Filippo e Giacomo. I lavori furono condotti da maestranza umbre, come il Menucci di Amelia, il Giovanni Di Nicola di Castel dell'Aquila, tra il 1401 ed il 1406.

Nel 1287, stando alle cronache, frate Bartolomeo di Amelia fondò la chiesa di San Francesco dedicata inizialmente ai Santi Filippo e Giacomo. I lavori furono condotti da maestranza umbre, come il Menucci di Amelia, il Giovanni Di Nicola di Castel dell'Aquila, tra il 1401 ed il 1406.  Nel 1447 i maestri Francesco e Guglielmo di Lombardia eressero il campanile. La muratura in pietra concia squadrata è visibile all'interno del campanile, mentre all'esterno mostra un'altra muratura, a sacco rasata, come una fodera costruita verosimilmente nel Settecento. Tra il ‘500 e il ‘600 la chiesa fu rinnovata per costruire la cantoria; furono eretti archi che soffocarono una cappella ora sconsacrata. A questo periodo si riferisce il rifacimento delle fonti di luce nell'abside e nell'aula.
Nel sec. XVIII ci fu il rifacimento della chiesa, infatti le finestre furono rialzate più in alto della linea di gronda del coronamento originale. Al 1942 risale l'ultimo rifacimento ad opera dei Salesiani, quando il convento fu trasformato in Convitto. L'esterno della chiesa si presenta ancora nella sua veste tardo romanica, con influssi gotici, soprattutto lungo i lati e nella parete absidale. La facciata, opera dei maestri scalpellini locali, di fattura semplice ed armoniosa in conci di travertino finemente lavorati, risale al 1401. Essa risulta divisa in due sezioni da una cornice dentellata; nella parte superiore vi è un doppio rosone concentrico ed incorniciatura sottotetto con motivo di archetti lobati, che formano la cuspide. Nella parte inferiore è il portale composto da elementi inseriti in successivi rimaneggiamenti (sia il rosone che il portale apparterrebbero all'originario edificio duecentesco). Il campanile, crollato in seguito al terremoto del 1915, fu ricostruito nel 1932 su progetto dell'ingegnere Gioacchino Santori. L'interno, a croce latina, con le sue linee vagamente barocche, è stato ristrutturato nel 1767. Da segnalare, nella parte destra, la cappella intitolata a Sant'Antonio (dovuta al lombardo Antonio Pini), che ha mantenuto l'originario aspetto quattrocentesco ed i sei sepolcri della nobile famiglia Geraldini, fra cui spicca il "Sepolcro di Matteo ed Elisabetta", monumentale opera di Agostino di Duccio (1477). Da notare il bel prospetto settecentesco dell'organo posto nella cantoria, sopra il portale d'ingresso; la meccanica originale è stata sostituita negli anni cinquanta. Nell'ingresso, a sinistra, entro l'ambiente scala d'accesso alla cantoria, è recentemente affiorata una bella porzione di affresco medioevale.
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