Curiosità natalizie (e non solo) in Valnerina - Curiosità natalizie (e non solo) in Valnerina
I falò della venuta
In molti paesi della Valnerina aprono il periodo natalizio i falò, detti anche “focaracci” o “faoni”, che si tengono la notte del 9 dicembre per celebrare il miracoloso passaggio della Madonna da Nazareth a Loreto avvenuta ad opera degli angeli.
Questo festeggiamento prevedeva soprattutto nei tempi passati la creazione di grandi cataste utilizzando legna dal valore protettivo come ginepro, ginestra o pioppo (lo stesso legno della tradizione del maggio) e rappresentava un momento conviviale con molte persone riunite tra canti e stornelli intorno a un enorme fuoco che illuminava la notte.
Gli animali parlanti
Molti anziani della Valnerina raccontano, magari ai loro nipoti prima di dormire, la leggenda degli animali parlanti. La notte del 24 dicembre era una notte così santa che anche gli animali della fattoria, come pecore, galline e maiali, sarebbero stati dotati della parola.
In vista di questo miracoloso accadimento, i fattori e i contadini erano soliti governare i propri animali in modo generoso, affinché non parlassero male dei loro padroni
Credits Photo: Valentina Stacchiotti
Ginepro
Il legno di ginepro si bruciava nel camino la notte del 31 dicembre. Il fuoco dell’ultima notte dell’anno veniva alimentato con un legno a cui venivano attribuiti poteri protettivi per la casa.
La valenza protettiva del ginepro era legata ai suoi rami, bruciati anche per pulire la casa da negatività e malefici, in quanto erano in grado di tenere lontane le streghe.
Rametti di ginepro erano infatti appesi sulle porte delle case e delle stalle: si pensava che, se una strega armata di cattive intenzioni fosse entrata, avrebbe dovuto fermarsi a contare i suoi infiniti aghi.
La mantica delle cipolle
Il 2 gennaio i contadini erano soliti predire il tempo dell'anno nuovo interrogando niente meno che… una cipolla!
Il primo giorno dell’anno si preparava questo strumento divinatorio tagliando una cipolla in undici spicchi (il mese di gennaio era pronosticato dal primo giorno dell'anno nuovo, dunque non serviva). Su ogni spicchio veniva appoggiato un chicco di sale, e veniva lasciato fuori da una finestra per tutta la notte.
Al mattino si esaminava il destino del sale: gli spicchi dove il sale si era sciolto indicavano mesi piovosi, al contrario, quelli in cui il sale era rimasto intatto indicavano siccità.
Il responso della cipolla serviva per pianificare semine e raccolti.
Pasquarelle
La sera tra il 5 e il 6 gennaio un tempo era chiamata Pasqua Befanìa e in Valnerina si chiudevano le festività con le varie Pasquarelle, canti eseguiti da gruppi di giovani stornellatori, a cui si uniscono anche le persone del paese.
Ancora oggi, armati di canestrello i pasquarellari, capeggiati nella maggior parte delle volte da un Vecchio (l'anno vecchio) e da una Vecchia (la Befana) si recano di casa in casa eseguendo canti che annunciano la nascita di Gesù, augurando buone feste e ricevendo in dono alimenti come carni di maiale, vino, uova, dolci che vengono poi consumati in una grande cena comunitaria.
Tabù della filatura
La filatura è sempre stata un’attività legata al mondo femminile che, soprattutto nei tempi passati, richiedeva molto tempo, pazienza e fatica. Ogni tanto però anche le filatrici avevano bisogno di riposo: è forse per questo che proprio il 6 gennaio in Valnerina era vietato filare.
Nessuna donna contravveniva a questo tabù: la credenza diceva che a chi filava in un giorno tabù sarebbero nati agnelli col collo ritorto come i fili.
Una superstizione particolare, che garantiva alle filatrici un meritato giorno di riposo!
Credits photo: Francesco Andreoli