Panorama da Panicale: vista su distese di campi coltivati e colline verdeggianti con il lago Trasimeno sullo sfondo.

Panicale

“da le montagne digradanti in cerchio l’Umbria guarda”

Parola d’ordine: armonia

Panicale conserva perfettamente la struttura di un borgo fortificato medievale; situato sulla cima di una delle colline che si affacciano sul Lago Trasimeno, il monte Petrarvella, domina superbamente l’affaccio sull’azzurro orizzonte del lago da un lato, l’ampia valle del Nestore dall’altro.

La vista che si gode dal borgo umbro sembra riflettere i criteri di ordine ed equilibrio che ispirarono le bellissime tele del Perugino. Le acque chiare del lago in lontananza, la dolcezza dei rilievi, gli olivi e le querce, le mura, le torri e le chiese dove domina il caldo colore del mattone stanno tra loro in una relazione perfetta, in cui il cielo, la terra e l’acqua sembrano dialogare in un insieme di rara armonia. Affacciarsi da Panicale, da uno dei suoi tanti spiragli tra le strade e le case del borgo, ci fa comprendere meglio l’Umbria, la sua natura, le sue stagioni.

Un nome, una storia

Le origini del nome Panicale sono ancora incerte. Per alcuni sarebbe da collegare a Pan, il dio caprone della mitologia greca legato ai boschi, alla pastorizia e alla natura. Per altri, più prosaicamente, starebbe a sottolineare la tradizione cerealicola del territorio, definito un tempo “il granaio di Perugia” per il grande rifornimento di cereali che riusciva a garantire alla città: il panico è un cereale simile al miglio, la cui pianta campeggia sullo stemma del Comune.

L’origine del borgo può essere fatta a risalire tra il VII e il VI secolo a. C., a opera della potente lucumonia etrusca di Chiusi. La sua posizione strategica ne contraddistinse la storia nei secoli. L’antico abitato costituì una provvidenziale via di fuga per i legionari romani inseguiti dai soldati cartaginesi di Annibale dopo la disfatta del Trasimeno, nel 217 a. C. L’esistenza di Panicale viene documentata anche in occasione del bellum perusinum tra Lucio Antonio e Ottaviano Augusto, nel 41 a. C., quando fornì rifugio ai fuoriusciti dalla città in seguito all’assedio di quest’ultimo.

Panicale “terra insigne”

A causa della sua posizione, numerosi furono i potentati che nei secoli si contesero il dominio del castello.

Nel X secolo venne concesso dall’imperatore Berengario al Duca Uguccione II di Bourbon. Nel 1037, però, i fieri e indomiti Panicalesi si proclamarono libero Comune. Nel 1201 questo venne asservito a Perugia, e subì saccheggi e rovine come gran parte dei centri fortificati dell’area del Trasimeno, tanto che il comune perugino ne ricostruì le mura nel 1246, e nel 1312 ne rafforzò le fortificazioni. Le mura la resero una città sicura: per questo venne eletto luogo di sosta da parte di importanti personaggi, tra cui papa Innocenzo III nel 1216 e l’imperatore Enrico VII nel 1312. Nel Quattrocento, sebbene assoggettato più volte a potenti famiglie perugine, tra cui i Baglioni, Panicale conobbe un grande sviluppo economico e urbanistico ed una fioritura artistica che si riflettono ancora oggi sull’aspetto che mostra ai visitatori. Nel giugno del 1495 ospitò papa Alessandro VI; nel 1516 Giulio II e nel 1543 Paolo III, responsabile della costruzione dell’imponente rocca perugina che prese il suo nome.

Il borgo nel 1540 entrò a far parte dello Stato pontificio, e tale restò fino Unità di Italia, a parte il breve periodo di occupazione napoleonica. Fu preso anche d’assedio nel 1646, nel corso della guerra tra lo Stato della Chiesa e il Ducato di Parma, e subì nuovi saccheggi e danneggiamenti.

Questa città fortezza dalla vista impareggiabile diede i natali a più di una personalità. Nacque nel 1331, in una abitazione di piazza San Michele Arcangelo (come ricordato da una lapide sulla sua facciata), uno dei più terribili Capitani di ventura del tempo, Giacomo Paneri, detto Boldrino da Panicale (“il Flagellatore della Marca, lo sgomento delle Milizie italiane”). Si narra che le città che attraversava gli offrissero ingenti quantità di denaro affinché non sostasse tra le loro mura. Il borgo umbro si contende con l’altro Panicale, in Toscana, anche la nascita del celebre pittore rinascimentale Tommaso Fini, detto Masolino da Panicale, avvenuta attorno al 1380. Recenti ricerche propendono per un’origine umbra del nostro, allievo del Ghiberti e delicatissimo pittore di Madonne. Nel 1530 nacque a Panicale Cesare Caporali, poeta giocoso, impiegato presso la corte dei Della Corgna nella splendida dimora di Castiglione del Lago, di cui cantò la magnificenza nel suo “Orti di Mecenate”.

Alla scoperta del borgo

L’antico castello conserva le torri, i torrioni e due porte, la Porta Perugina, a est, ricostruita nel 1898, e la Porta Fiorentina, a ovest, che reca tracce del ponte levatoio. La struttura urbana si sviluppa attorno al colle seguendo i dislivelli del terreno, e si presenta pertanto perfettamente ellittica. In asse con le due porte antiche sono le tre piazze principali, poste a livelli differenti: la piazza Umberto I, in basso, associata al potere economico, la piazza San Michele Arcangelo, sede del potere religioso, e infine, più in alto, piazza Masolino, destinata al potere politico.

La piazza Umberto I venne realizzata in modo da consentire lo scolo delle acque della cisterna ottagonale in travertino del 1473, al centro di essa, trasformata in fontana solo nel 1903. Porta ancora, scolpito su uno dei suoi fianchi, lo stemma di Panicale: una torre incorniciata da due spighe di panìco. Si affaccia sulla piazza l’antica sede comunale del Palazzo Pretorio, del XIII secolo, in cotto e arenaria, ricco di stemmi lapidei.

Nei pressi, si trova il Teatro ‘Cesare Caporali’, centro culturale assai importante per il piccolo borgo. Nato come Teatro del sole già nel 1786, venne interamente rifatto nel 1858 dall’architetto Giovanni Caproni; in tale occasione fu realizzato il sipario a opera di Mariano Piervittori da Tolentino, autore dei più famosi teli scenici dei maggiori teatri umbri. Il dipinto del Piervittori, assecondando il gusto per l’epopea medievale e rinascimentale in voga a quel tempo, rappresenta il capitano di ventura Boldrino da Panicale omaggiato dalla città di Perugia.

Salendo, si incontra la bella piazza su cui affaccia la Collegiata di San Michele Arcangelo, uno degli edifici sacri più antichi del territorio. La sua fondazione risale al X secolo, come si vede dagli archi d’ingresso e dalla facciata, in parte compromessa da interventi successivi, tra cui la creazione di un corridoio che unisce la chiesa all’attiguo palazzo. Venne però interamente rifatta nel 1618 su decisione di papa Paolo V, che la trasformò in Collegiata, e nuovamente ristrutturata tra il 1680 e il 1695. Vi si conserva una bella Annunciazione del XV secolo, attribuita al pittore Masolino. Ritrovata nel 1684, divenne oggetto di grande devozione, tanto che l’immagine fu staccata e le venne dedicata una piccola cappella. Nella chiesa si trovano ancora una tavola con la Natività del 1519, probabile opera di Giovanni Battista Caporali (figlio del più noto Bartolomeo), un bellissimo Crocifisso ligneo con braccia snodabili del XV secolo, utilizzato ancora oggi nei riti della Settimana Santa, e sei medaglioni con Storie di Maria della fine del XVII secolo.

Nella parte alta della città si trova piazza Masolino, dominata dalla mole del trecentesco Palazzo del Podestà, in stile gotico lombardo, edificato con perizia delle scuole di maestri comacini. I panicalesi lo chiamano il “Campanone”, perché le sue campane, ancora oggi, rintoccano le ore.

In piazza Regina Margherita, al culmine di una scalinata, si affaccia la chiesa di Sant’Agostino. Vi si ammirano un bel altare in pietra serena, opera di Giambattista di Cristoforo del 1513, resti di affreschi del XIV secolo di scuola giottesca, ed altri del XVI secolo, in cui si è voluta intravedere la mano di Pietro Vannucci e della sua scuola. Chiusa al culto, dal 2001 ospita il Museo del Tulle ‘Anita Belleschi Grifoni’, dedicato all’Ars panicalensis, realizzazione di merletti artistici  praticata e diffusa nel territorio dalle monache del Collegio delle Vergini; il collegio venne chiuso nel 1872, ma negli anni Trenta del Novecento Anita Belleschi Grifoni ne riprese l’uso, perfezionando la lavorazione e semplificando i punti. Si tratta di un ricamo ad ago eseguito direttamente su tulle in cotone o in seta.

Non molto lontano, esternamente alla Porta Perugina, è uno dei luoghi più interessanti e visitati del borgo: la chiesa di San Sebastiano, cappella quattrocentesca dalle forme semplici che ospita però al suo interno uno dei capolavori di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino: l’incantevole Martirio di San Sebastiano, realizzato tra la primavera e l’autunno del 1505. L’affresco occupa l’intera parete di fondo dell’edificio, e rappresenta il martirio del santo all’interno di un paesaggio di straordinaria levità e dolcezza. La chiesa conserva inoltre un affresco con la Madonna in trono. Proveniente dalla vicina Sant’Agostino, venne attribuita a Perugino, e più di recente, al suo grande allievo Raffaello.

Alla parte opposta dell’abitato, al termine di un bel viale alberato, è ubicata la chiesa della Madonna della Sbarra, così chiamata perché posta ai pressi della sbarra della sede daziaria. Iniziata nel XV secolo ma terminata solo nel 1625, venne dedicata alla Madonna delle Nevi in ricordo dell’eccezionale nevicata avvenuta il 5 agosto 552. L’edificio parla toscano nello stile e nelle finiture; conserva l’immagine miracolosa della Madonna col Bambino sulla quale è stata edificata la chiesa (1415), e una Via Crucis del 1791. I piani superiori dell’edificio ospitano un piccolo Museo dei paramenti sacri.

Infine, se si vuole approfondire la storia della cittadina, in via Pietro Vannucci, all’interno del palazzo Comunale, è consigliata la visita alla Pinacoteca Mariottini, che ospita 31 tele raffiguranti ritratti celebrativi di uomini della città.

Attorno a Panicale

Il bellissimo paesaggio collinare nei dintorni della cittadina, fatto di boschi di cedri e roverelle, è punteggiato da numerosi castelli: Montalera, di antica origine ma ristrutturato nel Cinquecento da Braccio Baglioni che lo trasformò in dimora gentilizia, Montali, ormai in rovina, da cui si gode una vista impareggiabile, Greppolischieto, immerso in un bosco di querce, elci e castagne. Sono stati acquistati da privati.

Merita una sosta Cibottola, che conserva quasi interamente i caratteri di insediamento fortificato. Si trova lungo la strada percorsa da San Francesco per recarsi in Toscana, e vi si possono ammirare i suggestivi resti del convento francescano di S. Bartolomeo.

Lungo la strada tra Panicale e Tavernelle si trova il Santuario della Madonna delle Grondici, da cui si gode un panorama mozzafiato sulle vallate circostanti. Venne edificato a ricordo di un miracolo avvenuto nel XV secolo, ma è stato restaurato interamente in epoca moderna ed è incredibilmente ricco di ex voto.

Poco distante, a circa 8 km da Panicale, una bella costruzione rinascimentale a pianta centrale ospita il Santuario della Madonna di Mongiovino. Realizzato a partire dal 1513 da Rocco di Tommaso da Vicenza, ricorda l’apparizione miracolosa della Vergine a una bambina presso un’edicola dedicata a San Martino. Oltrepassati i bellissimi portali in pietra serena, si ammirano all’interno della chiesa affreschi del Pomarancio, di Arrigo Fiammingo e Giovan Battista Lombardelli (XVI secolo), e la decorazione barocca della cupola ad opera di Mattia Batini da Città di Castello; sopra gli ingressi, due tele ad olio rappresentano 24 ex voto relativi a miracoli avvenuti tra il 1825 e il 1830.

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