Piegaro è un piccolo borgo d’altura tra boschi di querce e castagne. Vi si gode un bellissimo panorama, che si apre verso il monte Amiata e le vicine valli della Toscana. Come molti degli abitati dell’area, vanta una nascita mitologica: secondo la leggenda venne fondato da Pico Graio, figlio del dio Saturno, trasformato da Circe in picchio verde per gelosia.
Piegaro è di fondazione romana del 290 a.C. Fu centro di una certa importanza, tanto che pare vi soggiornasse persino Ottaviano Augusto, assieme al poeta Virgilio e a Trebonio; quest’ultimo proprio a Piegaro perse la vita, nel corso di una battuta di caccia. Nel Medioevo, il castello di Piegaro fu terra di contesa di nobili famiglie delle città vicine (feudo dei Montemarte di Montegabbione, dei Filippeschi da Orvieto e dei conti Burgarelli di Marsciano). Infine, dopo essere diventato libero Comune nel 1295, si sottomise alla potente città di Perugia.
A partire dalla fine del XIII secolo, il castello divenne noto per la lavorazione del vetro; vi si insediò infatti una piccola comunità di maestri veneziani, in seguito alla decisione della Serenissima di bandire tutte le vetrerie dalla città lagunare, trasferendole a Murano (1292). La fitta presenza di boschi nel territorio offriva abbondante combustibile da destinare alle fornaci per la lavorazione del vetro. Specializzate in questa antica arte, le maestranze di Piegaro vennero impiegate per importanti commissioni: nel 1310 Lorenzo Maitani, per esempio, le incaricò di realizzare le vetrate del transetto e dell’abside del Duomo di Orvieto. Dopo varie vicende, l’artigianato del vetro, cui diedero forte impulso i pontefici Giulio II e Paolo III, rifiorì nel XVI secolo. Si pensi che nel 1581, sempre per lavori per il duomo di Orvieto, vennero impiegate quasi 7000 libbre di smalti! Ancora nel 1921, ben 400 abitanti sui 600 totali erano occupati in questa antica arte. In pieno secondo conflitto mondiale, nel 1941, grazie alla principessa Pallavicini, nuora della marchesa Misciatelli del luogo, venne costruita una moderna vetreria nel centro del paese, che a pieno regime produceva ben 20.000 fiaschi al giorno; tale edificio ospita oggi l’interessante Museo del vetro.
Una passeggiata tra “le pieghe” dell’Umbria
Piegaro, il cui nome vorrebbe forse rappresentare le molte “pieghe” nella conformazione orografica del luogo, conserva ancora buona parte delle mura e delle torri medievali.
Vi si ammira la chiesa di S. Silvestro, dedicata al patrono del paese, documentata fin dal 1275 ma probabilmente più antica, quasi interamente rifatta nel XIX secolo (i lavori terminarono nel 1864). Al suo interno, si possono ammirare tante opere d’arte: una Vergine col Bambino tra i SS. Sebastiano e Rocco del Cinquecento, di scuola umbra, un miracoloso Crocifisso ligneo del Seicento (emanò “ceruleo sudore” nel 1738), il Cristo giustiziere tra Santa Caterina da Siena e San Domenico, con una bella veduta del paese nel Cinquecento, e la tela con l’Imperatore Costantino davanti a papa Silvestro, contornato dai Quattro Evangelisti. Di poco esterna al centro abitato è la Chiesa della Madonna della Crocetta, del XVI secolo. Merita certamente una visita l’interessante Museo del vetro, ospitato presso l’antica vetreria dismessa nel 1968. Da notare nel tessuto urbanistico del centro storico i bei palazzi Misciatelli-Pallavicini, del XVIII sec., e quello dei Conti Bulgarelli di Marsciano.
Attorno al borgo
Nei dintorni, Piegaro offre interessanti opportunità di visita.
Castiglion Fosco è un piccolo borgo medievale dato in feudo nel X secolo dall’imperatore Ottone III a un tale messer Fosco, da cui prese il nome. Sono visibili parti dell’antico castello e la particolare torre cilindrica quattrocentesca, alta 25 metri; interessante anche la chiesa di Santa Croce, con una Croce di legno del Settecento e alcune tele del Cinquecento.
Nei pressi è il bel castello medievale di Cibottola, assai ben conservato, ove si può visitare parte del fortilizio (la porta di ingresso, una torre a sette lati con una bella campana, parte dell’abitazione del castellano e un camminamento sotterraneo in parte praticabile), la chiesa di San Fortunato, del X secolo, con affreschi trecenteschi e tele del Seicento; i lacerti del convento di San Bartolomeo, dove dimorò Francesco d’Assisi di passaggio per la Toscana.
Poco lontano si trova Gaiche, un insediamento fortificato medievale che nel XIII secolo si costituì repubblica autonoma, e tale rimase fino al XV secolo: sono degni di nota il castello del XIII secolo e la Chiesa di San Lorenzo (1391).
Greppolischieto è un altro castello medievale immerso nei boschi di querce e castagni, oggi proprietà privata, con la bella chiesina di San Lorenzo, del XIV secolo.
Nei pressi di Pietrafitta si trova l’Abbazia dei Sette Frati (XI-XII secolo), uno dei più importanti insediamenti benedettini del territorio, così chiamato a ricordo di sette giovani fratelli, figli di Felicita, martirizzati dall’imperatore Antonino Pio nel 161. La costruzione benedettina risale alla fine del XI secolo, ma insiste probabilmente su preesistente più antiche. Poiché ubicata in un territorio di contesa e confine, nel XIV secolo la costruzione venne fortificata. Occupata dai Visconti per muovere contro il Comune di Perugia, il fortilizio venne smantellato e parzialmente distrutto nel 1402. Da quel momento in poi, l’abbazia divenne feudo di alcune tra le più antiche famiglie perugine: i Baldeschi, gli Oddi, i Baglioni e i Della Corgna. In particolare, su committenza del Cardinale Fulvio della Corgna, fu oggetto di importanti interventi, eseguiti tra il 1565 e il 1570. Dell’antica abbazia, oggi struttura ricettiva, rimangono il portico, il loggiato, le celle, il refettorio e la chiesa. Riccamente decorati con affreschi del XVI secolo, commissionati all’epoca del Cardinal Della Corgna, sono le logge, gli scaloni e le sale del piano nobile, dove si possono ammirare grottesche, paesaggi e scene del Vecchio testamento. Si svolgeva presso l’abbazia una fiera molto importante, detta appunto “della badia”, di cui rimane viva memoria nel territorio.
Nella zona di Pietrafitta sono presenti antichi giacimenti di lignite dovuti all’antica presenza del lago Tiberino: da qui provengono i reperti di vertebrati fossili (elefanti, cervi, rinoceronti) conservati nell’assai interessante Museo Paleontologico Luigi Boldrini.