Un avvincente itinerario nella storia tra papi, nobili e intrighi di palazzo
L’Umbria dei castelli del passato
L’Umbria dei castelli del passato
#1
CASTELLO BUFALINI – SAN GIUSTINO
Storia, arte e natura si incontrano al Castello. Una vera e propria fortezza militare con tanto di ponte levatoio e torri angolari, poi trasformata in residenza signorile da una potente famiglia umbra, i Bufalini. Da non perdere il fiabesco giardino all’italiana con i giochi d’acqua e il roseto dai fiori rari.
#2
ROCCA FLEA - GUALDO TADINO
Domina Gualdo Tadino della quale è simbolo e prende il nome dal fiume Flebeo che scorre nelle vicinanze. Potenziata e ampliata da Federico II di Svevia, è uno splendido esempio di architettura fortificata italiana del basso Medioevo. Oggi è anche un museo civico che ospita un’imperdibile collezione d’arte.
#3
ROCCA ALBORNOZIANA - SPOLETO
Il cardinale Egidio Albornoz fece realizzare la rocca come perno del sistema difensivo e del controllo del tumultuoso territorio umbro da parte dello Stato Pontificio nel periodo avignonese di Innocenzo VI. La rocca, che all’aspetto “marziale” unisce la raffinatezza e l’eleganza delle dimore signorili, è stata luogo di soggiorno temporaneo di papi e altri famosi personaggi, tra cui Lucrezia Borgia.
#4
ROCCA DI ALVIANO – ALVIANO
Abbattuta e ricostruita più volte, la sua attuale struttura è da attribuire al capitano di ventura Bartolomeo d’Alviano, architetto militare e uomo di cultura del XV secolo. La costruzione segue le regole dell’architettura militare dettate da Leon Battista Alberti, ma al proprio interno custodisce sale affrescate da alcune rilevanti personalità artistiche dell’età moderna e uno straordinario cortile.
#5
CASTELLO DI ACERA – CAMPELLO SUL CLITUNNO
A quasi a mille metri di altitudine (972 sml), sorge il Castello del XIII secolo, costruito lungo il tracciato romano che da Spoleto abbandonava la via Flaminia per passare per l’altopiano di Colfiorito e raggiungere il mare Adriatico. Dal paese si possono ammirare albe a tramonti spettacolari, bellissime viste sulla valle e sul verde dei boschi. Partono sentieri che conducono in Valnerina tra tartufaie, querce ed aceri, da cui il castello prende il nome