La farina di farro, che viene utilizzata anche per preparare polenta, pasta, focacce, biscotti e torte e contiene una minore quantità di glutine rispetto alla farina tradizionale, produce un pane denso di colore marrone scuro e dal caratteristico sapore al retrogusto di noci. Il farro viene coltivato nelle zone collinari e montane dell’Umbria, che di questo cereale vanta una varietà molto antica risalente all’Età del Bronzo e che nel 2010 ha ottenuto la DOP, Denominazione di Origine Protetta: il farro di Monteleone di Spoleto.
Di origini antichissime – pare fosse coltivato in Medio Oriente e in Egitto intorno al 7000 a.C – il farro fu introdotto secondo alcuni studiosi nella penisola italica intorno al 3000 a. C. dai Greci con la mediazione degli Etruschi, che lo usavano per polente, focacce non lievitate e minestre. Quella più conosciuta era la puls, che anche i Romani preparavano, ottenuta con chicchi tostati in forno, pestati e bolliti, a cui talvolta venivano aggiunti dei legumi.
Procedimento
In una tazza d’acqua tiepida fate sciogliere il lievito con cui amalgamate insieme a olio e sale i diversi tipi di farina disposti su una spianatoia.
Lavorate con forza l’impasto, depositatelo in una ciotola coperta con un canovaccio e fatelo riposare per due ore circa (fino al raddoppio del volume). Dividete la massa lievitata in pezzi a cui date la forma di pagnottelle, che dovete far lievitare ancora per una buona mezz’ora.
Disponetele quindi in un recipiente possibilmente lungo e stretto con pareti basse (come la leccarda) foderato con carta da forno e infornatele per circa 40-50 minuti a 190°.
Photo Credits: Arianna Grillo