Città della Pieve nella struttura urbanistica, nei colori caldi del laterizio, nelle strade non troppo strette e tortuose - come si è abituati a vedere in genere nel verde cuore d’Italia - ricorda molto da vicino i borghi del Senese. Del resto, la Toscana è poco oltre, ad appena una decina di chilometri. Terra di confine, dunque, Città della Pieve si sviluppa lungo un pendio collinare, “fulva e compatta nei suoi laterizi”, prodotti fin all’epoca medievale, donandoci scorci e prospettive di grande bellezza sui monti Amiata e Cetona, sul Subasio e perfino sui lontani Sibillini.
Indietro nel tempo
Centro etrusco-romano appartenente alla potente città di Chiusi, nel VII secolo divenne “Castrum Plebis”, borgo fortificato sorto attorno alla Pieve dei Santi Gervasio e Protasio a opera dei duchi longobardi. Nel 1188 fu sottomessa a Perugia; sotto Federico II di Svevia, il comune medievale assunse l’attuale assetto urbanistico a forma di aquila in volo verso Roma in omaggio a quest’ultimo. Per la sua invidiabile posizione fu contesa da diversi capitani di ventura, tra cui Vanni Bandino e Braccio Fortebraccio da Montone. Attorno al 1450 vi nacque Pietro di Cristoforo Vannucci, che diventerà il maggiore artista della penisola nella seconda metà del Quattrocento.
Nel 1529 papa Clemente VII de’ Medici tolse la città al dominio perugino, sottomettendola direttamente alla sua giurisdizione; nel 1550 la signoria di Città della Pieve venne affidata al condottiero Ascanio Della Corgna dal pontefice Giulio III (Ascanio era suo nipote, figlio della sorella Giacoma Ciocchi del Monte). Il Governatore perpetuo della città – questo il titolo del Della Corgna – fece costruire il bel palazzo omonimo, ancora oggi una delle principali attrattive del borgo, sede delle imprese artistiche dei pittori manieristi Nicolò e Antonio Circignani e Salvio Salvini. Nel 1783 Città della Pieve divenne sede della Magistratura delle acque, un ruolo determinante ai fini della bonifica della Valdichiana, stabilita dal cosiddetto Concordato idraulico tra papa Pio VI e il granduca Leopoldo I di Toscana; in quell’occasione, la città si arricchì di numerose opere pubbliche e edifici privati, non solo per l’arrivo di un nuovo benessere economico, ma anche e soprattutto di maestranze aggiornate alle realtà cittadine di Roma e Firenze. Vennero così costruiti il Teatro degli Avvaloranti, opera dell’eccellente architetto neoclassico Giovanni Santini, e i palazzi gentilizi Baglioni, Giorgi-Taccini, della Fargna, Carloni e il campanile di Santa Maria dei Servi.
Importante centro amministrativo e religioso dell’area, Città della Pieve rimase sotto il dominio della Chiesa (salvo la parentesi napoleonica) fino al 1860.
Un crocevia di arte e cultura: cosa vedere a Città della Pieve
La collocazione in un’area di confine, tra Umbria, Toscana e Lazio, rappresenta un elemento caratteristico del paesaggio, nel quale si intrecciano armonicamente impronte umbre, toscane e laziali, impreziosite dalla grazia dell’ambiente naturale. Le dolci colline si colorano della luminosità magnetica sprigionata dai dipinti del Perugino, del verde argentato che incornicia la campagna intorno al borgo e del rosato intenso del cotto, eco dell’antica tradizione locale nella fabbricazione del laterizio, prodotto in loco fin dagli inizi del Duecento.
Secondo una suggestiva teoria, alla cittadina è stata data la forma di un aquila in onore di Federico II, e i Terzieri – i tre quartieri del centro storico, suddivisione territoriale e amministrativa risalente all’età medievale – rappresenterebbero le parti dell’aquila quale simbolo delle classi sociali degli abitanti di riferimento: la testa sarebbe il Terziere Castello, ove risiedevano nobili e cavalieri, la pancia il Terziere Borgo Dentro, in cui viveva la borghesia, e l’ala il Terziere Casalino, che ospitava lavoratori, artigiani e contadini.
Il centro storico mantiene l’impianto urbanistico originario tipicamente medievale, sul quale si sono innestati elementi architettonici di gusto rinascimentale, barocco, rococò e neoclassico, che evidenziano la vitalità artistica della città. Da visitare la Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio, costruita in luogo dell’antica Pieve attorno alla quale si sviluppó il borgo medievale. La costruzione appartiene al XIII secolo, ma venne rimaneggiata nel XVI secolo, in seguito alla sua trasformazione in cattedrale, e contiene importanti opere: due capolavori del Perugino (la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, Gervasio e Protasio, del 1514, e il Battesimo del Cristo, del 1510) una Croce lignea della scuola del Giambologna del XVI secolo, la Madonna in trono con Santi e Angeli di Giannicola di Paolo, tele di Domenico di Paride Alfano e Salvio Salvini e affreschi del Pomarancio. A lato della cattedrale, a svettare dall’alto dei suoi 39 metri, si trova la torre Civica, o torre del Pubblico, eretta nel XII secolo in stile romanico lombardo.
La cattedrale affaccia in piazza Gramsci, occupata anche dal bel Palazzo della Corgna, realizzato dall’architetto Galeazzo Alessi alla metà del Cinquecento. Le stanze con alte volte a padiglioni e gli scaloni monumentali della residenza signorile custodiscono affreschi manieristi di Salvio Salvini e del Pomarancio, con raffigurazioni mitologiche, scene sacre e decorazioni a grottesche. Attualmente, il palazzo è sede di esposizioni temporanee, oltre che dell’interessante Museo di Storia naturale e del Territorio di Città della Pieve e della Biblioteca Comunale ‘Francesco Melosio’, dall’importante patrimonio librario di quasi 50.000 volumi, tra cui antichi incunaboli e testi preziosi. Nei pressi si trova piazza Plebiscito, ove una targa commemorativa indica la casa natale di Pietro Vannucci: qui il pittore avrebbe vissuto prima del suo apprendistato fiorentino; l’edificio rimase tuttavia di sua proprietà anche quando dopo essere diventato ricco e famoso.
Città della Pieve ha dedicato al suo figlio più illustre la via Vannucci: su questa si trovano il Pozzo del Casalino, il Palazzo Vescovile e soprattutto la Chiesa e l’oratorio di Santa Maria dei Bianchi, che ospitano uno dei capolavori di Pietro Perugino: la bellissima Adorazione dei magi, dipinta nel 1504. Sempre lungo la via si incontra il malizioso vicolo Baciadonne, considerato il più stretto d’Italia, con una larghezza di soli 50-60 centimetri.
All’interno delle mura cittadine sono da visitare la Torre del Vescovo, torrione di avvistamento edificato probabilmente nel 1326, la Rocca, fatta costruire dal Comune perugino nel 1326 per maggiore controllo della città ribelle, forse su disegno di Ambrogio e Lorenzo Maitani, Palazzo Bandini (XVI secolo), Palazzo Baglioni (XVIII secolo) e Palazzo della Fargna (XVIII secolo), attuale sede del municipio.
All’esterno delle mura cittadine, appena fuori Porta Perugina, troviamo la duecentesca Chiesa di San Francesco, oggi detta anche della Madonna di Fatima per la presenza di una statua assai venerata. Presenta una bella facciata gotica con arcate finemente decorate; l’interno, profondamente rimaneggiato nel Settecento, conserva opere di Domenico Alfani (1480 ca. – 1553) e Antonio Circignani detto il Pomarancio (1560 - 1620); a fianco è il bel Oratorio di San Bartolomeo, dove si può ammirare la Crocifissione trecentesca, popolarmente nota come Il pianto degli angeli, opera di Jacopo di Mino del Pellicciaio, artista senese seguace dei Lorenzetti e di Simone Martini. Fuori da Porta Santa Maria si trova la Chiesa di Santa Maria dei Servi, costruzione gotica profondamente trasformata in epoca barocca, che custodisce l’affresco con la Deposizione dalla Croce, opera del 1517 di Pietro Perugino e allievi; oggi vi ha sede la Pinacoteca Civico–diocesana.
Interessanti anche la bella Chiesa di Santa Lucia, a pianta centrale, originaria del Duecento ma rimaneggiata nel XVIII secolo, e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, un tempo intitolata a Sant’Antonio abate, dove si può vedere l’affresco con Sant’Antonio abate tra San Paolo eremita e San Marcello di Pietro Perugino, strappato e riportato su tela in seguito al violento terremoto che sconvolge la cittadina umbra nel 1861 (il povero Sant’Antonio è davvero sfortunato: nel corso dell’ultimo conflitto bellico fu colpito persino da una scheggia!)
A breve distanza dal borgo, nel verde, si trova il Giardino dei Lauri, uno spazio dedicato all’arte contemporanea creato dai collezionisti napoletani Angela e Massimo Lauro. Nato nel 1990, il complesso espositivo è formato da un vasto capannone industriale e dal bellissimo giardino circostante che raccolgono circa 300 opere dei maggiori artisti contemporanei, italiani e internazionali. Lo straordinario complesso, immerso perfettamente nello spazio naturale, rappresenta un percorso attraverso le esperienze più interessanti della ricerca artistica contemporanea: dall’arte concettuale ai movimenti Neo-geo, dal Post human ai maggiori esponenti della fotografia americana di oggi.
Attorno a Città della Pieve: itinerari nel verde
Nei dintorni, poco fuori la città, si incontra Santa Maria degli Angeli, eremo francescano del XIV secolo; all’interno della chiesetta gotica dal bel campaniletto a vela si possono ammirare resti affreschi di scuola senese e orvietana del Trecento e Quattrocento.
A circa mezz’ora di auto da Città della Pieve si trova il borgo circondato da mura di Salci, al confine con il Lazio e la Toscana. Il castello venne edificato nel corso del Trecento in luogo di una precedente fortificazione, nota fin dal 1243, dai Bandini, signori di Città della Pieve, come elemento difensivo del territorio. In effetti fu a lungo oggetto di contesa tra Città della Pieve e la non lontana Orvieto. Finalmente nel 1497 si arrivò a un accordo che decretò la proprietà del borgo al territorio di Città della Pieve e alla signoria dei Bandino, che lo custodirono fino al 1568. Quell’anno, infatti, Pio V stabilì l’autonomia di Salci rendendolo un Ducato indipendente dal territorio pievese. Suggestivo castello d’altura, Selci si sviluppa attorno a due corti interne tra loro comunicanti. La corte di minori dimensioni era di rappresentanza: vi si affacciano infatti le sedi del potere politico – il Palazzo ducale — e di quello religioso – la Chiesetta di San Leo. La corte più grande era invece dedicata al mercato, ed è circondata da edifici più semplici, una locanda e abitazioni dei militari o degli artigiani del borgo.
Seguendo la strada verso Chiusi si incontra la Torre del Butarone, un pittoresco e antico torrione che fungeva da dogana pontificia. Nei pressi è la cosiddetta Fabbrica, elegante costruzione settecentesca eretta nel Settecento in onore del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo e del pontefice Pio VI, responsabili della bonifica della Valdichiana.