Adagiata sulla pendice meridionale del Monte Subasio, tra Assisi e Foligno, Spello fa parte del club de "I Borghi più Belli d'Italia", grazie al suo ricco patrimonio ambientale, culturale e artistico.
Antico centro di origine umbra, fu elevata a municipio romano nel 90 a.C.: ricordata come "Splendidissima Colonia Julia", la città dell'Infiorata custodisce importanti ed imponenti testimonianze del periodo romano che convivono magnificamente con l'attuale aspetto urbano medievale.
Porta Venere e Torri di Properzio
Porta Venere venne eretta in età augustea. Nel secolo XVII alcuni storici locali la misero in stretta relazione con i resti di un tempio dedicato a Venere, scoperti presso la villa Fidelia, fuori la cerchia delle mura urbane di Spello: il nome, infatti, deriva dalla strada "Trionfale" (come testimonierebbe un'iscrizione trovata a Bevagna nel 1589) sovrastata dalla porta e che collegava questo tempio con l'interno della città.
Le due torri che affiancano la porta e che un'antica tradizione ha legato al nome del poeta latino, in genere sono state ritenute di epoca medievale. È altresì leggendaria l'identificazione della torre a monte della porta con il luogo della prigione di Orlando.
Realizzata tipologicamente a tre fornici è ornata da lesene di ordine dorico, interposte fra un arco e l'altro.
È fornita anche di un cavaedium, edificio di fortificazione che prevede una doppia porta. Tutta l'area su cui oggi insiste il complesso era un tempo ricca di altre edificazioni i cui resti sono oggi visibili nelle cantine delle abitazioni che si snodano su tutta via Torri di Properzio (si segnala anche la presenza di un criptoportico).
Anfiteatro romano
Fu realizzato, probabilmente, nel I secolo d.C. su un'area interessata in antico da numerosi edifici sacri, posti lungo la strada che collegava la vicina Flaminia con i centri interni di Asisium, Arna e Perusia.
Simbolo del periodo glorioso della Colonia Julia, oggi sono visibili gli accenni di gradinate e tratti dell'originale pavimentazione, inoltre non sono pochi i resti di tratti di muro realizzato prevalentemente in opus vittatum (ricorsi di blocchetti quadrangolari sulla facciavista con nucleo interno in malta a calcestruzzo).
L'intera struttura in origine era di notevoli dimensioni: l'altezza di 16 m circa con due ordini di gradinate, l'asse maggiore dell'ellisse di 59.20 m, quello minore di 35.52 m.
Arco romano
L'Arco, anticamente, permetteva la comunicazione della parte alta della città con il monte Subasio. È noto anche come Porta dell'Arce e Porta dei Cappuccini, per la vicinanza, rispettivamente, con i resti della rocca di Federico I Barbarossa e con il convento dei Cappuccini di S. Severino.
Probabilmente risale al periodo preaugusteo, ad un solo fornice e con fenditura mediana per la cateratta è giunta fino a noi parzialmente interrata, la soglia infatti si trova circa 1m sotto il livello stradale. Posta nel punto più alto della cittadina, veniva chiusa a saracinesca; ubicata nel tratto occidentale delle mura era il punto di passaggio per la comunicazione verso il Subasio.
Le mura
Percorrendo Via Roma, è possibile costeggiare un tratto delle mura augustee, tra le strutture fortificate antiche meglio conservate in Italia.
Costruita in pietra calcarea del Subasio, la cinta (di circa 2km) fu per un buon tratto riutilizzata in età medievale.
La Via Roma conduce alla porta Urbica, del periodo augusteo, a un fornice di ordine toscano.
Villa Fidelia
La villa si trova poco distante dal centro storico di Spello, in prossimità dell'anfiteatro romano e della chiesa romanica di San Claudio.
L’antichissimo insediamento romano sul quale sorge la villa era costituito da un’ampia zona sacra, nella quale si collocavano il cosiddetto tempio di Venere, il Teatro e le Terme. Il primitivo impianto, viene fatto costruire nel XVI secolo dai conti Acuti Urbani di San Lorenzo. Nel ‘700, la villa passa a Donna Teresa Pamphili Grillo che provvede a trasformare ed ampliare la residenza fatta costruire dagli Urbani e ad impiantare il giardino all’italiana. Alla sua morte, la proprietà perviene prima ai conti Sperelli e, successivamente, al ricchissimo proprietario terriero Gregorio Piermarini, che operò notevoli trasformazione ed ampliamenti, tra il 1805 ed il 1830.
Dopo alterne vicende, nel 1923, la villa viene acquistata dall'ingegnere Decio Costanzi che fraziona il complesso vendendo la parte più antica alle Suore Missionarie d’Egitto e la restante parte, comprendente il Casino, i giardini e gli annessi, alla Provincia di Perugia
L’aspetto più rilevante della villa è costituito dalle straordinarie sistemazioni esterne che hanno dato origine al giardino vesuviano d’ingresso, al galoppatoio, al giardino all’italiana e al parco col boschetto di cipressi.
Protagonista del giardino denominato “vesuviano” o barocco, ubicato in prossimità dell’ingresso, è la bella fontana a esedra, collocata in posizione centrale, dotata di statua raffigurante Diana, dea della caccia, e chiusa alla sommità dall’elegante quinta che nasconde la cisterna, ornata di nicchie e sormontata dall’orologio. Giustapposto a questo singolare giardino, nel Novecento, fu costruito l’ampio galoppatoio dalla circiforme sagoma. Di più antico impianto è il giardino all’italiana, risalente al XVIII secolo, situato sul retro del casino. Il giardino, di forma rettangolare stretta e allungata su oltre 150 metri, è attualmente suddiviso in quattro grandi aiuole principali doppiamente bordate da siepi di bosso e a loro volta ripartite in quattro più piccole aiuole.