Saint Agnese’s Cave

Grotta di Sant'Agnese

Lungo il versante occidentale del Parco del Monte Cucco, nel comune di Costacciaro, a 1.050 metri di altitudine si incontra la Grotta di Sant’Agnese. Situata all’interno di una delle faggete più grandi e antiche del Monte Cucco, detta della Pignola, la grotta è facilmente raggiungibile seguendo per circa un chilometro il percorso escursionistico indicato lungo la strada che porta a Pian delle Macinare.

Meta di turisti e luogo di occasionali celebrazioni liturgiche, la grotta è caratterizzata da un ampio androne di circa 50 metri, formato per il dissolvimento e il crollo degli strati rocciosi meno compatti.

La sua conformazione attuale, caratterizzata da una grande volta rocciosa che funge da copertura allo spazio interno della grotta, la rende un rifugio ideale in caso di maltempo. Questa sua vocazione di riparo naturale è testimoniata anche dalla presenza di muri in pietra a secco. Utilizzatiin epoche passate come riparo per il bestiame, questi risalgono probabilmente alla presenza di unacella eremitica in uso tra XII e XIII secolo, che la tradizione locale individua come il luogo di ritiro della giovane Agnese.

In seguito, l’interno della grotta ospitò un luogo di culto cristiano rimasto attivo fino all’inizio del XV secolo, testimoniato da una costruzione posta al centro della grotta interpretata come una grande acquasantiera o una base di altare.

Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne il rifugio per gli abitanti di Costacciaro chevolevano sfuggire all’arruolamento forzato, mentre oggi la grotta attira ogni anno numerosi visitatori, le cui firme e commenti sono raccolte in un libro posto nei pressi della grande croce al centro dell’antro roccioso.

Sant’Agnese da Costacciaro

La grotta deve il suo nome alla storia di Agnese, una giovane pastorella vissuta nel comune di Costacciaro, protagonista di una tragicavicenda ancora oggi tramandata oralmente. Nonostante il divieto assoluto del padre, la giovane aveva trovato in questo riparo naturale in mezzo al bosco il luogo ideale per ritirarsi di nascosto in preghiera. Un giorno, però, fu sorpresa nella grotta da un pastore e a nulla valsero le suppliche della giovane di mantenere il segreto.

Informato dal pastore, il padre raggiunse così Agnese, la legò al cavallo e la trascinò lungo tutto il sentiero fino al paese, infliggendole un vero e proprio martirio. Si racconta che, prima di lasciare questo mondo, Agnese maledì l’uomo che l’aveva tradita pronunciando la frase:

“Te podesseammarmi’ te, pecore e cane, co’ ’l curtello e ’l pane su le mane!”

(Potessi rimanere come il marmo, ossia pietrificato, tu, le tue pecore e il tuo cane, con il coltello e il pane sulle mani)

A queste parole, il pastore che aveva causato il martirio di Sant’Agnese, si tramutò in pietra insieme alle sue pecore.

Ancora oggi, la storia di Sant’Agnese viene ricordata, oltre che dal nome della grotta, anche dalla presenza di una formazione rocciosa chiamata “Pecore Tarmiti”, ossia pietrificate. In particolare una delle rocce, che sembra avere una forma umana, è stata identificata proprio con la figura del pastore che, insieme alle sue pecore e al suo cane, fu trasformato in roccia dalle ultime parole pronunciate dalla giovane Agnese.

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