Castel San Felice

Castel San Felice

Castel San Felice è una frazione del comune di Sant’Anatolia di Narco posta sulla sommità di un colle nei pressi del Fiume Nera. Il nome di questo piccolo centro abitato, che conserva ancora l’originale conformazione edilizia di centro fortificato, deve il suo nome alla figura di san Felice, monaco siriano che nel VI sec., che insieme al padre Mauro, scelse di ritirarsi a vita contemplativa in una grotta vicino al fiume.

Nei secoli successivi, la crescente venerazione per i due eremiti e le miracolose imprese, come la leggendaria uccisione del drago che infestava la zona, portò alla nascita di una ristretta comunità cenobitica e di un piccolo nucleo insediativo.

Alla fine del XII secolo, nel luogo dove era sorta la comunità di eremiti venne edificata l’abbazia dei Santi Felice e Mauro, mentre il nucleo abitativo si raccolse sull’altura soprastante, dando origine al castello fortificato.

Oggi è ancora possibile ammirare l’impianto edilizio originale, caratterizzato da stretti vicoli ad anello collegati da ripide scalinate. All’interno del castello si trova la chiesa di San Sebastiano, posta nelle vicinanze della porta d’accesso orientale. Dalla porta occidentale, invece, si può godere di una splendida visuale dell’abbazia sottostante e del ponte sul fiume Nera, recentemente restaurato. Da questo punto inizia il sentiero de “La Pia”, così chiamato per il nome locale attribuito alla piccola chiesa di santa Maria di Narco, situata lungo il percorso, lungo circa 1,5 km, che conduce a Sant’Anatolia di Narco.

Nei secoli passati, Castel San Felice ha rappresentato un punto di passaggio tra le vie di collegamento tra i comuni di Sant’Anatolia di Narco e Vallo di Nera, ruolo mantenuto anche in epoche più recenti, come testimonia la presenza di uno dei caselli della storica ferrovia Spoleto-Norcia, oggi trasformata in percorso ciclopedonale. Nei pressi del casello inizia anche la strada che, attraversando altre frazioni del comune come Grotti e Tassinare, rappresentava il principale collegamento tra la Valnerina e Spoleto prima dell’apertura della Galleria di Forca di Cerro.

I fratelli Campani da Castel San Felice

All’interno dell’Abbazia dei Santi Felice e Mauro si trova il sepolcro di Angelo Campani, padre di Matteo (1620), Pier Tommaso (1625) e Giuseppe (1635). Questi fratelli, nati proprio a Castel San Felice, sono protagonisti di un capitolo interessante quanto poco conosciuto della storia locale.

Trasferiti a Roma in giovane età, in poco tempo divennero celebri nel mondo ecclesiastico grazie ai loro studi in astronomia, ottica e meccanica. Lasciarono a testimonianza del loro ingegno numerosi manoscritti e invenzioni, ancora oggi presenti in numerosi musei e collezioni private in Italia e nel mondo. Tra le opere più importanti, si possono ricordare i telescopi ideati da Giuseppe Campani, che nel 1664-1665 permisero di osservare per la prima volta i satelliti di Giove e gli Anelli di Saturno, o gli orologi silenziosi notturni” creati per Papa Alessandro VII.

Castel San Felice e la sua “Primavera in Valnerina”

Passeggiando all’ombra dell’abbazia, è facile immaginare come i primi monaci, radunati intorno alla leggendaria figura di san Felice, abbiano scelto questo luogo per vivere in armonia con la natura, probabilmente dedicandosi anche alla raccolta delle piante officinali spontanee che qui crescono rigogliose!

In molti angoli si possono trovare piante come il timo serpillo che – come suggerisce il nome –serpeggia sulle vicine pareti rocciose in travertino su cui poggia l’abbazia, la piantaggine, che cresce lungo il fiume e si trasforma in utile rimedio contro le punture di zanzara, e la celidonia, il cui lattice veniva usato come rimedio di bellezza per cancellare i nei della pelle.

Anche il siliquastro o albero di Giuda, che pare sia stata introdotto proprio dai monaci siriani capeggiati da san Mauro, prospera nella natura incontaminata che circonda Castel San Felice e tutta la Valnerina.

Questo legame tra storia e natura si riflette nell’evento annuale “Primavera in Valnerina”, la mostra-mercato del florovivaismo organizzata dal comune di Sant’Anatolia di Narco tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Un evento che trasforma il prato dell’Abbazia in un tripudio di colori, celebrando la bellezza della primavera nello splendido scenario offerto da questo luogo ricco di storia e di spiritualità.

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