Cammini

Itinerario della Santità femminile

Vite esemplari di donne tra religione e misticismo

Nascere donna, nei secoli passati, significava avere ben poche possibilità di scelta, con un destino che veniva scelto dal padre: sottomissione al marito o il convento, spesso la clausura.

Ciononostante, alcune figure femminili sono riuscite a uscire dall’ombra. L’Umbria ci racconta alcune di queste donne restituendo storie e vite di personalità coraggiose, fuori dall’ordinario, donne dall’intensa spiritualità o con una vita contemplativa e notevoli doti umane e morali, talvolta in grado di influenzare decisioni politiche o creare nuovi ordini religiosi che hanno trasformato il pensiero religioso dei secoli a venire.

Storie profondamente intrecciate con le città, da riscoprire nei luoghi che ancora parlano di loro.

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Tappa 1
Città di Castello

“Tutti mi chiamavano fuoco”: la vita straordinaria di Santa Veronica Giuliani

Sul finire del 1600, Orsola Giuliani, a 17 anni ottenne, contro il parere del padre che la voleva dare in moglie, di entrare nel monastero delle Cappuccine di Santa Chiara di Città di Castello. Scelse di diventare Veronica in ricordo della Passione di Cristo (Vangeli Apocrifi) e divenne una delle più grandi figure di contemplative dell’occidente, nonché la prima donna portatrice di stimmate riconosciuta dalla Chiesa.

La straordinaria vita della Santa iniziò già nella fanciullezza, quando ebbe le prime visioni di Gesù.

Era una donna gracile e austera, dalla vita spirituale intensa, che scelse la via della mortificazione e della penitenza in espiazione per i peccati altrui. Dietro imposizione del suo direttore spirituale, scrisse un diario, “Il tesoro nascosto”, pubblicato dopo la sua morte, esemplificativo della sua esperienza mistica e contemplativa. In un disegno rappresentò alcuni oggetti legati alla Passione di Cristo che avrebbe serbato nel suo corpo, tra cui una lancia che le trafiggeva il cuore. Alla sua morte, il vescovo di Città di Castello ne chiese l’autopsia che rivelò il cuore di Veronica “trafitto da parte a parte” proprio come descritto nel disegno.

Beatificata nel 1804, venne fatta santa nel 1839; le sue vicende hanno ispirato persino un film (Il risveglio di un gigante, dei registi Valeria Baldan e Giovanni Ziberna, 2016).

La beata Margherita

Nella chiesa di San Domenico si può vedere il corpo incorrotto di Santa Margherita, mistica religiosa vissuta tra il XIII e il XIV secolo. Nata cieca e deforme, Margherita fu condotta a Città di Castello dai genitori per ottenere il miracolo della guarigione dal frate francescano Giacomo da Città di Castello, morto in odore di santità. Non vi fu alcun miracolo e Margherita venne abbandonata dalla famiglia nella città umbra, dove, dopo un periodo vissuto con i poveri della città, divenne una terziaria domenicana. Trascorse una vita fatta di preghiera e assistenza a poveri e bisognosi, attraversata da fenomeni mistici come miracoli, lievitazioni e visioni di Cristo. Beata nel 1609, venne proclamata santa nel 2021.

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Tappa 2
Perugia

La Beata Colomba da Rieti

Il monastero di clausura della Beata Colomba si trova a Perugia, in Corso Garibaldi. Qui sono ospitate le reliquie della beata ed è stata ricostruita fedelmente la sua cella. L’originario monastero fondato da Colomba nel 1488 e dedicato a Santa Caterina da Siena si trova invece in Corso Cavour, trasformato in caserma in seguito alle demaniazioni ottocentesche.

Angiolella Guadagnoli, nata a Rieti nel 1467, fu chiamata Colomba perché una colomba si soffermò presso il fonte battesimale per tutto il tempo della cerimonia.

Sin da giovane, si dedicò alla penitenza e alla preghiera e, dopo aver rifiutato il matrimonio con un nobile, a soli 19 anni divenne terziaria domenicana. In pellegrinaggio verso Siena, per visitare i luoghi di santa Caterina, si fermò a Perugia dove venne raggiunta da nobili fanciulle della città che le chiesero di seguire il suo esempio. I Baglioni, signori occulti della città, per l’onore e il prestigio che rappresentava avere la protezione di una Santa, finanziarono la costruzione di un convento per ospitare Colomba e le altre religiose. Nacque così il monastero detto “delle Colombe”. Ai tempi Perugia era dilaniata da feroci lotte interne tra famiglie rivali o all’interno delle stesse consorterie familiari e Colomba si adoperò in ogni modo per sanare tali discordie. Nel 1494 salvò miracolosamente la città dalla peste consigliando le autorità cittadine di far dipingere un gonfalone e di portarlo in processione per tre giorni. Il bel gonfalone di Giannicola di Paolo, che rappresenta Perugia sotto la protezione di Cristo giudice, della Vergine e dei santi, è conservato presso un altare della chiesa di San Domenico. Colomba era dotata anche della preveggenza: per questo era tenuta in grande stima presso le autorità locali (predisse, inascoltata, le nozze di sangue ad Astorre Baglioni nel 1500) e dallo stesso pontefice, Alessandro VI Borgia, cui rivelò la spiacevole fine dei figli.

Colomba morì nel 1501, a soli 34 anni. Proclamata beata nel 1625, le venne dedicata una cappella all’interno della chiesa di San Domenico.

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Tappa 3
Assisi

Santa Chiara

Chiara di Favarone di Scifo nacque ad Assisi nel 1194. Il padre e la madre erano esponenti di famiglie tra le più nobili e ricche della città. Secondo la tradizione popolare, la santa e la sua famiglia vivevano in un palazzo – tuttora esistente – a fianco della bella cattedrale di San Rufino. Fin da bambina, Chiara mostrò una grande fede e una spiccata propensione per la generosità e la carità verso i bisognosi. Nel 1206, Francesco di Pietro di Bernardone si spogliò di tutti i beni per seguire una vita di povertà e preghiera davanti al vescovo di Assisi. Questo evento colpì moltissimo la giovanissima Chiara, che ben presto volle seguire il suo esempio, abbandonando la sicurezza di una vita agiata nella casa paterna. Nella notte della Domenica delle Palme fuggì per recarsi nella chiesa di Santa Maria della Porziuncola, oggi custodita all’interno della basilica di Santa Maria degli Angeli. Qui, nonostante la fortissima opposizione della famiglia, ricevette la tonsura dallo stesso san Francesco e venne affidata alle monache benedettine. In seguito, raggiunta dalla sorella Agnese e da altre fanciulle, si trasferì presso l’umile chiesa di San Damiano, dove fondò l’ordine religioso delle clarisse.

Francesco aveva compiuto una scelta molto coraggiosa, diventando più povero tra i poveri da ricco rampollo di una famiglia; la scelta di Chiara fu ancora più estrema, essendo lei nobile e donna. La sua vita è strettamente legata alla città di Assisi, che salvò dalle truppe di Federico II di Svevia mostrando il Santissimo Sacramento dell’Eucarestia.

Chiara si spense nel 1253 nella chiesa di San Giorgio, destinata a diventare in seguito la basilica di Santa Chiara, dove oggi riposa il suo corpo e dove sono conservati ricordi di Francesco e  Chiara, tra cui i bellissimi capelli biondi della santa, custoditi in una teca di vetro. Per la sua vita esemplare, Chiara venne canonizzata da Papa Alessandro due anni dopo la morte.

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Tappa 4
Foligno

Sant’Angela

La città di Foligno è legata a due importanti figure femminili della cristianità: Sant’Angela da Foligno e Sant’Angelina da Montegiove.

Sant’Angela nacque a Foligno nel 1248 da una famiglia agiata. Rimasta orfana di padre, venne data in sposa a un notabile folignate e divenne madre di diversi figli, trascorrendo una vita “selvaggia, adultera e sacrilega”. Negli anni successivi sviluppò un profondo desiderio di avvicinarsi al sacramento della penitenza, e all’età di 37 anni, nonostante l’ostilità dei familiari, intraprese un cammino di conversione. Dopo aver perso il marito, i figli e la madre, nel 1291 entrò nel Terz’ordine Francescano, conducendo una vita ispirata dall’esempio di Francesco d’Assisi. È autrice, per interposta persona, di un Memoriale che testimonia le sue esperienze mistiche e spirituali.

Morì il 4 gennaio 1309; venne beatificata nel 1693 da papa Innocenzo XII e canonizzata solo nel 2013 per equipollenza, tanto che ancora oggi è nota solo come la Beata Angela da Foligno. Il suo corpo riposa all’interno della chiesa di San Francesco e santuario della Beata Angela.

Proprio di fronte alla tomba di Sant’Angela, un’urna ha conservato fino al 2010 le spoglie mortali di Sant’Angelina, nata nel 1357 a Montegiove, frazione di Montegabbione, una delle figure più importanti della religiosità femminile del Quattrocento. Angelina, di nobili origini (suo padre era dei Conti di Marsciano), nacque nella proprietà familiare del castello di Montegiove, a pochi chilometri da Orvieto. Rimasta presto orfana dei genitori, raggiunse Foligno insieme alla sorella, dove fondò il Terzo Ordine Regolare di San Francesco. Fu la prima a ottenere nel 1403 da Bonifacio IX l’autorizzazione a vivere in collettività ma non in clausura: nacque quindi la comunità di Sant’Anna. Diventare terziaria era, per una donna dell’epoca, l’unico modo per svolgere opere di assistenza e cura fuori dalle mura dei conventi. Insieme al beato Paoluccio Trinci, Angela fondò il monastero di Sant’Anna a Foligno, dove morì nel 1435. Qui sono custodite le sue spoglie.

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Tappa 5
Montefalco

Santa Chiara

La città di Montefalco è legata alla figura di santa Chiara, nata nel 1268. Fin da giovane seguì le orme della sorella Giovanna, che aveva fondato il reclusorio di San Leonardo, dove le donne che lo desideravano potevano dedicarsi a una vita di preghiera ispirata alla regola di San Francesco d’Assisi. Chiara vi entrò a sei anni e quando la sorella decise di trasferire la sua comunità nel nuovo reclusorio di Santa Croce, la seguì. Dopo la morte della sorella, Chiara prese il suo posto, diventando badessa a soli 23 anni. Durante questo periodo, si distinse non solo per le virtù oratorie e profetiche, ma anche per aver dato un nuovo impulso alla comunità religiosa di cui era a capo, tanto che nel 1303 promosse l’ampliamento del monastero e la costruzione della chiesa di Santa Croce. In questo luogo nel 1308 Chiara, gravemente ammalata, morì ed ebbe sepoltura. Durante una ricognizione della sua salma, voluta dal vescovo di Spoleto, si scoprì un segno nel cuore che formava l’immagine di un Crocifisso e di un flagello. Iniziò così il processo di canonizzazione, che si concluse solo nel 1881. La chiesa del monastero di Sant’Angela custodisce il corpo incorrotto della santa entro un reliquiario di argento massiccio. Ai lati si conservano come reliquie i segni ritrovati sul suo corpo.

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Tappa 6
Norcia

Santa Scolastica

Considerata la fondatrice del monachesimo benedettino femminile, Scolastica, sorella gemella di San Benedetto, nacque a Norcia nel 480. Della sua vita, rimasta all’ombra di quella del fratello, si trovano alcune notizie, soprattutto legate alla famiglia, nei “Dialoghi” di Gregorio Magno. La madre, di nobili origini, morì dando alla luce i due gemelli, mentre il padre, appartenente all’antica famiglia romana degli Anicii, aveva fatto voto di destinarla a vita monastica. A dodici anni, Scolastica e Benedetto furono mandati a Roma per compiere gli studi classici, ma entrambi rimasero turbati dalla dissolutezza della città. Benedetto fu il primo tra i due a ritirarsi a vita eremitica, e Scolastica, nonostante fosse rimasta l’unica erede del patrimonio familiare, decise di seguire l’esempio del fratello. Fedele al voto fatto, il padre le concesse di ritirarsi in un monastero vicino Norcia.

Successivamente seguì il fratello, che a Subiaco aveva fondato l’abbazia di Montecassino, per realizzare a sua volta il monastero femminile di Piumarola, dove si spense nel 547. Diede origine al ramo femminile dell’Ordine benedettino, molto importante per la storia delle religiose. Scolastica venne sepolta all’interno della tomba dove solo due mesi più tardi verrà deposto lo stesso Benedetto.

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Tappa 7
Cascia

Santa Rita

La frazione di Roccaporena, nel comune di Cascia, è legata alla vita di Margherita Lotti (nata nel 1381) destinata a diventare Santa Rita, la “santa dei casi impossibili".

Il primo evento miracoloso della sua vita avvenne quando Rita era ancora in fasce: raggiunta da uno sciame di api, gli insetti si posarono sulle sue labbra lasciandola incolume. Pur desiderando una vita di preghiera, per volere dei genitori sposò Paolo di Ferdinando Mancini, un uomo violento e rissoso, e da questa unione nacquero due figli. Nonostante dopo il matrimonio l’uomo mostrasse segni di ravvedimento, venne ucciso per rancori e odi legati a eventi del suo passato. Secondo il costume del tempo, i figli avrebbero dovuto vendicarne la morte, ma la santa pregò che morissero piuttosto che diventare assassini. Così, rimasta sola, decise di entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena. Per imprecisate ragioni, il noviziato le venne rifiutato tre volte, fino a quando, intorno al 1407, venne trovata miracolosamente all’interno delle mura del monastero e finalmente accolta. Seguì una vita di penitenza, preghiera e aiuto al prossimo. Il 18 aprile 1432, sera del Venerdì Santo, Rita avrebbe ricevuto sulla fronte una spina dalla corona del Crocifisso e da questo momento portò tali stimmate fino alla fine della vita. Nel 1446, già malata, manifestò il desiderio di partire per Roma per assistere alla canonizzazione di Nicola da Tolentino, ma la madre superiora glielo impedì per via della ferita purulenta sulla fronte, che miracolosamente scomparve, per poi riapparire al rientro della santa in convento. Il suo ultimo miracolo avvenne nell’inverno prima della sua morte quando, ormai costretta a letto, chiese a una cugina di portarle dal suo orto una rosa e due fichi. Con somma incredulità, tra la neve era fiorita proprio una rosa rossa, fiore ancora oggi legato alla santa casciana. Gravemente ammalata, Rita si spense la notte del 22 maggio del 1457. Canonizzata nel 1900 da papa Leone XIII, le sue spoglie mortali sono venerate nella basilica di Santa Rita eretta tra il 1937 e il 1947.

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Tappa 8
Narni

Beata Lucia Broccadelli

La città di Narni ricorda la vita della Beata Lucia, una figura religiosa che ha visto nascere intorno a sé una straordinaria fama.

Lucia Broccadelli nacque nel 1476 e, nonostante la decisione presa in giovane età di consacrarsi a Dio facendo voto di castità, fu costretta a sposarsi con il conte Pietro di Alessio da Milano. Il loro matrimonio fu puramente spirituale e durò solo tre anni, durante i quali la giovane manifestò una forte devozione verso santi come Caterina da Siena e Domenico. Lasciata la casa del marito per seguire la sua vocazione, Lucia si recò prima a Roma e poi a Viterbo, dove a soli 18 anni ricevette l’abito delle terziarie Domenicane.

In questa città divenne nota per le sue visioni, le estasi mistiche e le aspre penitenze, che culminarono con l’apparizione delle stimmate su costato, mani e piedi. Il Papa del tempo, Alessandro VI, e il duca Ercole I d’Este, ne disposero l’arrivo a Ferrara nel 1499, dove Lucia fondò il monastero di Santa Caterina da Siena.

La fama che l’aveva condotta alla corte estense era destinata a svanire in breve tempo: i dubbi sulla sua rettitudine e sull’autenticità delle stimmate la costrinsero a rinunciare al ruolo di priora e accettare una vita di totale clausura nel monastero che lei stessa aveva fondato, dove si spense nel 1544. Il suo corpo restò a Ferrara fino al 1935, quando fu restituito alla sua città natale e posto all’interno della Cattedrale di San Giovenale di Narni.

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Tappa 9
Orvieto

Santa Giovanna da Orvieto

Nel 1264 nel castello di Carnaiola, frazione del comune di Fabro, nasce da una famiglia di nobili decaduti la beata Giovanna – o beata Vanna – da Orvieto.

Rimasta orfana in giovane età di entrambi i genitori, fu cresciuta nella casa di alcuni parenti, e per non gravare sulla famiglia che la ospitava fu mandata a imparare il mestiere di sarta.

Mostrò ben presto una forte devozione, tanto da desiderare una vita all’insegna della castità, ma fu promessa in matrimonio contro il suo volere, così fuggì a Orvieto, dove venne accolta nel monastero delle Terziarie Domenicane, indossando l’abito dell’ordine a soli 14 anni.

Vanna si distinse per la sua pazienza, bontà e dolcezza. All’interno delle mura del monastero cominciarono ad accadere fenomeni inspiegabili che la vedevano protagonista: Giovanna cadeva spesso in estasi, manifestava episodi di levitazione, e negli ultimi anni della sua vita, ogni venerdì riviveva nel suo corpo le atroci sofferenze della Passione di Cristo.

Morì nel 1306 a Orvieto, dove venne sepolta nella chiesa di San Domenico, per essere beatificata da papa Benedetto XIV dopo quasi quattrocento anni dopo la sua nascita.

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