A detail of a Deruta ceramic with a typical floral decoration.
La ceramica

La Strada della Ceramica in Umbria

Un viaggio nei luoghi e nei musei dove ammirare le lucenti ceramiche etrusche, quelle medievali arcaiche, le iridescenti maioliche, fino ai capolavori moderni.

Come noto, l’Italia è ricca di “Città di antica e affermata tradizione ceramica”, secondo il riconoscimento del MISE, e in Umbria se ne contano diverse,  da secoli fiorenti punti di riferimento nazionale e internazionale per la creazione di ceramiche di straordinaria bellezza e qualità.

 

Queste, insieme ad altre, si sono unite nella rete del progetto "Strada della Ceramica in Umbria", che percorriamo in questo itinerario ideale.

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Tappa 1
Orvieto

A Orvieto la lavorazione della ceramica ha origini antiche. Nel Museo Archeologico Nazionale si conserva, infatti, un’ampia e ricca collezione di reperti rinvenuti negli scavi archeologici: ceramiche di epoca etrusca, in particolare i buccheri, raffinate opere a base di argilla, cotte nel carbone, che conferisce ai manufatti il loro colore nero inconfondibile e ceramiche medievali con le tipiche decorazioni di uccelli, pesci, animali fantastici.

Da non perdere, nel complesso archeologico del Pozzo della Cava, quanto rimane di un laboratorio medievale, con la sua fornace, e di una muffola rinascimentale, usata per la produzione a riverbero e a lustro.

Dopo un periodo di stasi, la riscoperta della lavorazione della ceramica si deve a Pericle Perali con l’arte dei Vascellari che contribuì, insieme all’artista Ilario Ciaurro, al suo definitivo rilancio.

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Tappa 2
Deruta

La maiolica di Deruta è famosa in tutto il mondo e ne rappresenta la sua identità. Gli artigiani locali, i cui laboratori ed esposizioni di manufatti caratterizzano le strade della città, hanno una tradizione, in alcuni casi secolare, di produzione di altissima qualità.

Le prime notizie sulla ceramica di Deruta risalgono al XIII secolo; fonti scritte, datate 1282, testimoniano infatti la produzione di oggetti di uso domestico. La ceramica medievale, periodo arcaico, aveva decorazioni geometriche, floreali e zoomorfe con colori verde e bruno. Il blu cobalto fu introdotto successivamente.

Il massimo splendore fu raggiunto tra la fine del XV e la metà del XVI secolo, quando anche per la presenza di artisti come il Perugino, il Pinturicchio, Signorelli, gli artigiani derutesi arricchiscono le loro decorazioni prendendo ispirazione dall’arte pittorica. È in questo periodo che nasce il decoro simbolo di Deruta: il Raffaellesco. I manufatti, sempre più pregiati per colori, forme e decori, sono commissionati dalle principali corti europee; nelle numerose botteghe rinascimentali si inizia a sperimentare una nuova tecnica importata dal Medio Oriente, il lustro, che consente di ottenere il colore dell’oro e del rosso rubino con sfumature cangianti o iridescenti.

Nel centro storico della città, il Museo Regionale della Ceramica di Deruta, il più antico museo italiano sul tema, raccoglie una pregiata e ricca collezione con manufatti realizzati nei vari secoli e ospita sezioni dedicate alle tecniche tradizionali.

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Tappa 3
Gualdo Tadino

Gualdo Tadino, situata in un territorio ricco di cave di argilla e con posizione strategica rispetto alla via Flaminia, ha prodotto fin dai tempi dei Romani manufatti in terracotta.

La prima produzione di ceramica sembra invece risalire al Trecento, anche se la caratteristica maiolica gualdese diventa famosa nel Cinquecento, dopo la diffusione in questa area dell’antica tecnica del lustro. In questo periodo emergono alcuni ceramisti locali, tra cui i Pignani e i Biagioli, che crearono longeve dinastie di maiolicari dediti ai fascinosi riflessi dell’oro e del rubino.

La tradizione ceramista gualdese è documentata nel Museo civico Rocca Flea, che conserva un’esposizione di manufatti del XV secolo e raccoglie altre opere risalenti alla fine XIX e alla prima metà del XX, periodo in cui la ceramica gualdese trova altissima espressione nelle opere di due importanti ceramisti della città: Paolo Rubboli e Alfredo Santarelli.

Il Museo Opificio Rubboli custodisce le testimonianze della tradizione familiare, iniziata proprio con Paolo Rubboli, e le sue opere in oro, rubino, dagli effetti cromatici iridescenti. L’artista re-introdusse a Gualdo la produzione a riverbero del lustro, che si era persa alla fine del Seicento.

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Tappa 4
Gubbio

La tecnica di applicazione dei lustri rossi e dorati sulla superficie della ceramica in terza cottura fu alla base del successo di Mastro Giorgio, protagonista indiscusso di un importante momento storico artistico a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Gubbio pare sia stato il primo centro di successo internazionale di questa preziosa e segreta tecnica. La produzione di Mastro Giorgio Andreoli si caratterizzò per la maiolica istoriata; le sue opere furono commissionate per celebrare nozze importanti o per esaltare la ricchezza e l’elevata appartenenza sociale di famiglie dell’epoca. Questi preziosi manufatti sono oggi conservati nei principali musei del mondo.

Nel Museo Civico Palazzo dei Consoli si conservano importanti collezioni dedicate al grande Maestro, alla maiolica locale realizzata tra XIV e XV secolo, tra cui la produzione “arcaica”; alle produzioni ottocentesche e novecentesche.

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Tappa 5
Città di Castello

Gli scavi archeologici nel tifernate, a Città di Castello, hanno portato alla luce manufatti in ceramica di epoche antichissime, risalenti al fine dell'VIII e VI secolo a.C., provenienti dall'abitato protostorico di Riosecco. Un'altra straordinaria scoperta è la villa romana di Plinio il Giovane, conosciuta come Villa Plinio in Tuscis, risalente al I secolo d.C. In questo sito sono stati trovati frammenti di ceramiche a vernice nera, numerose anfore, bolli laterizi, ceramiche da mensa e vari manufatti medievali. I reperti sono conservati nel Museo Archeologico allestito nella seicentesca Villa Graziani non distante da San Giustino.

Il Novecento ci lascia scoprire un altro protagonista delle ceramiche d’autore: Dante Baldelli che, dopo un percorso alle Manifatture Rometti di Umbertide, aprì una propria galleria a Città di Castello (Fabbrica Ceramiche Baldelli) proseguendo qui un ricchissimo itinerario artistico nel mondo della ceramica, che lo pose sulla scena internazionale. La Galleria Baldelli fu il secondo luogo dove Alberto Burri espose le sue opere; i due artisti collaborarono anche nella realizzazione di alcune preziose opere.

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Tappa 6
Umbertide

Umbertide, come le altre città, vanta una tradizione secolare dell’arte dei vasari, risalente già al 1400. Purtroppo, molte tracce delle antiche fornaci e botteghe vennero perse nell’”assedio di Fratta” (l’antico nome di Umbertide) del 1643 da parte del Granducato di Toscana.

La tradizione rimase tuttavia sempre viva e, in particolare, nei primi anni venti del ‘900, le interpretazioni moderne della prestigiosa manifattura delle Ceramiche Rometti, resero Umbertide una importante realtà nazionale.

Le tecniche e le decorazioni innovative della ditta, fondata nel 1927 da Settimio e Aspromonte Rometti, contribuirono a rivoluzionare lo scenario italiano del settore. Oltre ai fondatori, numerosi furono gli artisti che collaborarono in questa fucina di creatività: Cagli, Baldelli, Di Giacomo, Leoncillo Pozzi, Liliane Lijn.

 

Nel 1947 nacque un’altra realtà, le Ceramiche Pucci, fondate da Domenico Pucci, operative fino al 1962. I loro manufatti erano per lo più oggetti pratici e funzionali, ma caratterizzati dalla ricerca costante di soluzioni fantasiose con tendenze artistiche contemporanee. Anche tale attività, innovativa e unica, lasciò un'impronta indelebile nel panorama ceramistico di Umbertide.

 

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