Altra tappa di questo viaggio attraverso le memorie dei viaggiatori del passato nel ternano è Narni, l’antica città di Narnia, il cui fascino del nome latino ha quasi sicuramente ispirato non solo gli scrittori del Gran Tour, ma anche l’opera dello scrittore C. S. Lewis, Le Cronache di Narnia.
La città era nota, oltre che per la sua Cattedrale e la sua Rocca, anche per aver dato i natali a illustri cittadini come l’Imperatore Nerva e il condottiero Erasmo da Narni, meglio noto come il celebre Gattamelata.
Per Thomas Nugent Narni rappresentava la tappa successiva alla Cascata delle Marmore. L’erudito irlandese invitava i viaggiatori a soffermare lo sguardo al Ponte di Augusto prima di entrare in una città che, per usare le sue parole, costringeva “ad andare su e giù di continuo” per via della sua conformazione.
Anche Michel de Montaigne, semprenel suo diario di viaggio in Italia, descrive Narni come una città arroccata in cima a una rupe, mentre ai suoi piedi scorre il fiume Nera, il latino “Nar”, a cui la città deve il suo nome. Montaigne era colpito in particolare dalla piazza abbellita da una fontana, probabilmente la quattrocentesca fontana di Piazza Garibaldi, ricostruita nel 1527 e caratterizzata da una coppa bronzea ornata dei grifi, simbolo della città (l’originale della coppa originale è conservato presso il locale Museo Eroli). Il filosofo francese ammirò anche la Cattedrale di San Giovenale, ma non menzionò il Ponte Romano di Augusto, che invece affascinò molti letterati del Settecento e numerosi artisti, tra cui il celeberrimo pittore William Turner.
Durante il suo viaggio in Italia del 1819, Turner visitò l’Umbria meridionale per trasformare in acquerelli i disegni creatiqualche anno prima per un committente. Tra le opere realizzate in questa occasione, nel 1823 dedicò alla città un magnifico acquerello intitolato Childe Harold’s Pilgrimage, chiaramente ispirato al diario di Lord Byron, che raffigura con tinte chiare e luminose proprio uno scorcio del Ponte di Augusto.
Richard Lassels riportava,inoltre, come appena fuori della città si potevano ammirare delle alte arcateanticamente appartenute a un acquedotto. Con ogni probabilità, si riferiva all’acquedotto della Formina, realizzato nel I secolo d.C. alle porte di Narni.