La Camera Pinta di Spoleto
Nella "Spiritata", la Torre Maestra della Rocca Albornoziana di Spoleto, si conservano gli straordinari affreschi tardogotici della Camera Pinta. La Torre Maestra, oltre a essere rifugio in caso di estrema difesa, aveva anche una funzione residenziale. La Camera Pinta, a cui si accede passando dal Salone d’Onore, era infatti stanza da letto del castellano, e questo uso spiega la scelta iconografica dei dipinti. Il grande ambiente è diviso da un arco diaframma; probabilmente una parte aveva la funzione di studiolo, mentre l’altra zona era proprio per la camera da letto. Le due parti si distinguono anche per la differenza dei dipinti: nello studiolo ci sono 16 scene disposte su due registri; nella camera da letto 4 grandi scene. Una di queste, il bagno nella fontana, è probabilmente più tarda rispetto alle altre.
Marino Tomacelli, originario di Napoli e fratello di Bonifacio IX, durante il Vicariato a Spoleto (1392 – 1416) commissionò al Maestro della Dormitio di Terni la realizzazione degli affreschi. Il pittore si ispirò al vivace ambiente culturale napoletano dei d’Angiò, adeguando il suo stile a un nuovo linguaggio artistico, al naturalismo dello spirito cavalleresco e alle nuove istanze cortesi e internazionali. Il ciclo di affreschi nella Camera Pinta, con scene di vita e di amori cortesi, rappresentazione dei bagni, racconti di cavalieri, di feste e duelli, trae probabilmente ispirazione ai temi descritti nella Teseide di Giovanni Boccaccio e a quel mondo fiabesco.