Per la loro rara bellezza, furono fonte di ispirazione, fin dall’antichità, per pittori, poeti e scrittori. Virgilio riportò la leggenda dei buoi che, immergendosi nelle acque del fiume, sarebbero diventati ancora più candidi. Plinio il Giovane scrisse un’epistola ricordando la sacralità del fiume, la sua navigabilità, la divisione tra una parte non balneabile (le ‘Fonti’) ed una balneabile; la zona infatti era ricca di ville e terme che si affacciavano sul corso d’acqua e di numerosi sacelli sacri. Anche l’imperatore Caligola era un frequentatore delle “Sacra Clitumnalia”, ovvero le feste primaverili in onore del dio Clitunno, che si credeva risiedesse nelle profondità delle acque.
Questo luogo incantato è stato ammirato anche in epoche più recenti: Corot, Gorge Byron e Carducci, che ad esse dedicò la celebre “Ode alle Fonti del Clitumno”. Un cippo marmoreo, scolpito a bassorilievo e con un’epigrafe di Ugo Ojetti, ne ricorda la visita, avvenuta nel 1910.
Le sorgenti, come ricordalo stesso Plinio, erano così copiose da formare un grande fiume navigabile fino a Roma, proseguendo con il Tevere. Nel 440 d.C. un violento terremoto modificò radicalmente l’area disperdendo gran parte delle vene; ancora oggi il Clitunno è tra le più cospicue sorgenti dell’Umbria, con 1300-1500 litri al secondo. L’attuale sistemazione oggi è dovuta all’opera del Conte Paolo Campello della Spina che, tra il 1860 e il 1865, creò il laghetto e piantò pioppi e salici intorno. La fauna, oltre a quella ittica, è composta prevalentemente dai caratteristici cigni, oltre ad alcune specie di volatili acquatici.
Fonte: www.comune.campello.pg.it