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Eremo di San Girolamo

Nei pressi del  borgo di Pascelupo si trova lo splendido Eremo dedicato a San Girolamo, appartenente alla Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona.

La costruzione è situata sul versante orientale del Monte Cucco ed è raggiungibile percorrendo la suggestiva strada che collega Scheggia con Sassoferrato, attraversando la Gola del Corno. Alla fine di una stradina in salita, appare l’eremo, in uno splendido paesaggio naturale costituito da una scoscesa parete rocciosa che gli fa da sfondo.

Le fondamenta sulle quali poggiano le costruzioni dell'eremo e l'antica cappella di San Girolamo, una grotta chiusa con muratura, mostrano elementi architettonici medievali, databili al XI secolo. L’eremo è costituito da tre corpi di fabbrica principali e da una serie di strutture secondarie. Molto suggestivo è il complesso di celle medievali inserite nella roccia e circondate da boschi di faggio e castagno.

 

Se la presenza in queste parti di San Girolamo, dottore della Chiesa, è da ritenere una pura leggenda, è invece una plausibile ipotesi pensare che san Domenico Loricato (+1060) sia stato uno dei suoi primi abitatori. Alla fine del XIII secolo fu scelto come luogo di ritiro dal beato Tommaso da Costacciaro, che visse in solitudine per ben 65 anni.
 

Un nuovo capitolo della storia dell'Eremo appenninico inizia con l'arrivo del Beato Paolo Giustiniani che si adoperò affinché i suoi compagni potessero ritirarsi all'eremo di Monte Cucco. Nel 1521, Papa Leone X concesse al monaco benedettino l’uso dell’eremo e da quell’anno il luogo è strettamente legato alla Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. I monaci di quest’ordine sono detti coronesi e desiderano condurre una vita più solitaria e più austera rispetto ai loro confratelli benedettini.

 

Per poter vivere in questo luogo solitario e separato dal mondo abitato, gli stessi eremiti misero in atto alcune migliorie creando all’interno vari spazi di uso quotidiano. Oltre al refettorio, l’infermeria, la foresteria, sartoria e cantina, fu costruita la biblioteca, dove si studiava e si radunava per prendere le decisioni più importanti. Furono creati all’esterno piccoli orti fatti a terrazze, protetti da muriccioli di pietra e coltivati da eremiti. Uno spazio fu dedicato agli ospiti che venivano in visita religiosa o pastorale.

 

Fu abbattuta a metà la torre posta al centro del fabbricato, e nella base di essa fu ricavato lo spazio per costruirvi la chiesa interna dell’Eremo. La chiesa era aperta ai soli uomini sempre nelle domeniche e festività. Alle donne della comunità di Sassoferrato, fu concesso di poter accedere all’Eremo di San Girolamo due sole volte all’anno, e cioè il martedì dopo Pasqua di Marzo, e il 30 settembre, festa di San Girolamo.

Gli eremiti che vissero in questo logo provenivano da vari paesi, di cui italiani, austriaci, spagnoli, francesi, molti erano polacchi. Questo avvenne perché nel 1605, la riforma del Giustiniani entrò in Polonia e il nobile uomo polacco Nicolò Wolski fondò un Eremo a Cracovia.

Curiosità

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’eremo fu ancora cercato dal popolo di Pascelupo e Perticano come rifugio contro i colpi di artiglieria e dell’aviazione. Una cinquantina di persone venute anche da Fabriano, stettero per oltre mezzo mese, alloggiate quassù cercano rifugio nella sacrestia della chiesa che era rimasta intatta e nelle grotte della montagna. Passata la furia della guerra, il cammino di distruzione si accelerò e l’eremo divenne un cumulo pauroso di macerie, fino al 1981 quando vennero iniziati i restauri che hanno consentito la riapertura dell’eremo ad opera degli eremiti Camaldolesi, nel 1992.

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