I Luoghi della Battaglia
È possibile visitare sul territorio comunale, nelle stupende campagne di Tuoro, il “Percorso storico-archeologico della Battaglia del Trasimeno”, realizzato nel corso degli anni ’80 del Novecento seguendo l’impostazione tracciata dagli studi di Giancarlo Susini attraverso i campi che furono teatro dell'epico scontro tra i Romani e i Cartaginesi. Sono presenti attualmente 9 aree di sosta in cui vengono approfonditi vari temi legati alla Battaglia e alla storia dei luoghi.
Sono molto interessanti soprattutto la postazione n° 1 e la n° 6. Dalla prima è possibile avere un’ampia panoramica della valle della battaglia vista da una posizione ravvicinata rispetto alla strettoia del Malpasso, lungo la quale la colonna delle legioni entrò nella pianura trovandovi la morte. Dalla seconda, posta al vertice della valle di Sanguineto, si domina il teatro dello scontro secondo la ricostruzione di Giancarlo Susini. Sono in corso iniziative per completare ed arricchire questo museo all’aperto affinché sia sempre più in grado di offrire ai visitatori italiani e stranieri un’informazione comprensibile e completa. Il percorso dovrà essere integrato con una postazione nella valle di Vernazzano in grado di coprire anche la ricostruzione tradizionale ben rappresentata dallo studio del Nissen.
PREMESSE ALLA BATTAGLIA
Dopo la vittoria riportata alla Trebbia, Annibale proseguì il suo cammino verso sud, convincendo i Consoli ed il Senato romano che il suo scopo fosse marciare su Roma. Aggirò ed oltrepassò in Val di Chiana l'esercito di Flaminio, che lo attendeva per sbarrargli il passo, e lo spinse a seguirlo saccheggiando ogni terra che incontrava. Grazie alle precise informazioni dei suoi esploratori, decise di attirare Flaminio nella costa settentrionale del Lago Trasimeno, che era particolarmente adatta per un agguato. Quindi vi si inoltrò attraverso la stretta via chiamata Malpasso, scomparendo alla vista dell'esercito nemico, e pose il suo accampamento sulla collina ove oggi si trova Tuoro.
L’ESERCITO ROMANO
L'esercito romano, formato da 25.000 uomini, superò il Malpasso in ordine di marcia ovvero incolonnato, ed entrò nella pianura ai piedi delle colline di Tuoro. Caio Flaminio decise di inoltrarsi in questa vallata senza predisporre ricognizioni, probabilmente perchè era convinto che le truppe di Annibale si trovassero a più di un giorno di cammino.
L'ESERCITO CARTAGINESE
L'esercito di Annibale aveva una composizione estremamente eterogenea. In partenza era formato da guerrieri africani (Numidi, Libici, Moreschi, ecc.) e iberici (Baleari, Guaschi, Frombolieri delle Asturie, ecc.). Durante la sua marcia vittoriosa, si aggiunsero i Celti ed i popoli ribelli dell'Italia settentrionale, in particolare i Liguri e gli Insubri. Quando giunse nelle vicinanze del Trasimeno, l’esercito cartaginese si era ridotto a circa 40.000 uomini, a causa dell'epidemia scoppiata dopo l'attraversamento delle zone paludose, ed aveva perso tutti gli elefanti.
RIFERIMENTI ARCHEOLOGICI
Numerosi sono i reperti archeologici rinvenuti nella zona soprattutto nel corso dell’Ottocento, molti dei quali riconducibili all'epoca repubblicana o al primo impero: armi, finimenti per cavalli, fibule, monete, ecc. Di particolare rilievo i ritrovamenti della statua etrusco-romana dell'Arringatore del Trasimeno (fine II, inizio I secolo a.C.) e della statuetta in bronzo denominata "Putto Graziani", la cui copia si può ammirare presso la Sala del Consiglio Comunale di Tuoro.
IL CONSOLE CAIO FLAMINIO
Gli storici giudicano il console Caio Flaminio più abile sul piano politico che su quello militare. I critici più severi lo descrivono come impulsivo ed imprudente. In ogni caso, va ricordato che nella confusione generale della battaglia fu uno dei pochi a mantenere i nervi saldi, tentando fino allo stremo delle forze di riorganizzare i suoi uomini, sin quando l'insubro Ducario non lo trafisse con la sua lancia. Il suo corpo non venne mai ritrovato.
LA BATTAGLIA
All'alba del 24 giugno del 217 a.C., sotto una fitta coltre di nebbia, la maggior parte dell'esercito romano era già dispiegata nella pianura. Annibale aveva posto la cavalleria leggera e i Celti all'ingresso della valle, a bloccare l'eventuale ritirata, i Libici e gli Iberici attorno al suo accampamento, i Baleari e gli Astati a chiudere il passo sulle pendici della collina di Tuoro che, secondo Susini, si trovava a stretto contatto con la riva del lago. (Seguendo Nissen la chiusura della trappola avvenne più ad est, tra le pendici del colle di Montigeto e il lago). Quando buona parte delle legioni erano entrate nella valle, Annibale diede l'ordine di attacco contemporaneo: la battaglia durò tre ore e vi rimasero uccisi 15.000 soldati romani, parte dei quali avevano cercato scampo nelle acque del lago.
GLI USTRINI
Le fosse di sezione tronco-conica scavate nel calcare e rinvenute nella zona di Tuoro potrebbero essere, secondo alcuni studiosi, sistemi di sepoltura, detti "ustrina", fatti costruire da Annibale per incenerire i numerosi cadaveri che dopo la battaglia avrebbero potuto causare epidemie. Altri autori ritengono che si tratti di antiche fornaci per la fabbricazione di calce.
LA STATUA DELL'ARRINGATORE
Si tratta di una statua bronzea raffigurante un principe etrusco che, vestito con la toga praetexta tipica dei Magistrati e dei Senatori, arringa una folla. La statua, ritrovata in un terreno poco a sud di Sanguineto, venne trasportata a Pila di Perugia da dove, successivamente, fu inviata al Granduca Cosimo di Toscana. Oggi è conservata al Museo Archeologico di Firenze.
LA COLONNA ROMANA
La colonna romana venne donata dal sindaco di Roma al Comune di Tuoro sul Trasimeno in occasione del Convegno di Studi Annibalici del 1961 in cui fu presentata la teoria del Prof. Susini. Essa fu collocata nell’autunno del 1965 sul luogo ove si riteneva che giungessero le acque del lago all'epoca della battaglia, cioè in quella che viene denominata "Via del Porto". Recenti indagini hanno evidenziato che il vecchio "Porto di Casa del Piano", a cui conduceva la suddetta strada, fu utilizzato a partire dal Tardo Medioevo quando il lago raggiunse livelli medi molto elevati che mantenne fino alla fine dell’800.
LA LINEA DI COSTA ANTICA
Secondo gli studi del Prof. Giancarlo Susini, nel 217 a.C. il Lago Trasimeno aveva un'estensione maggiore di quella attuale, pertanto la linea di costa antica delimitava una valle di dimensioni più ridotte rispetto a quelle odierne. Come già ricordato, studi recenti collocano la linea di costa dell'epoca addirittura più indietro di quella che si può vedere oggi. Si può, quindi, ipotizzare uno scenario della battaglia più ampio, anche in considerazione delle ingenti forze in campo.
I Personaggi
Annibale
Fine stratega, audace guerriero e forse un po' stregone. Questo è l'Annibale tramandato dagli storici: l'uomo delle mille astuzie, capace di vincere anche in inferiorità numerica grazie ai suoi diabolici trucchi. Delle sue indubbie capacità strategiche diede prova nel momento in cui decise di raggiungere l'Italia per via di terra, pensando di poter facilmente sollevare le popolazioni soggette a Roma. Partì nella primavera del 218 a.C. con un esercito di 50.000 uomini, 9.000 cavalli e 37 elefanti. Nel suo lungo cammino valicò i Pirenei e le Alpi dove, per il freddo intenso, perdette gran parte degli elefanti. Sconfisse i Romani presso i fiumi Ticino e Trebbia e rinforzò il suo esercito con l'apporto delle tribù galliche, passate dalla sua parte. Attraversò l'Appennino e le terre paludose del Serchio e dell'Arno, nelle quali molti dei suoi uomini vennero decimati da un'epidemia ed egli stesso si ammalò gravemente ad un occhio. Raggiunse nel 217 a.C., le zone collinari a nord del Lago Trasimeno, decise di sbaragliare in tempi brevi l'esercito romano per aumentare il suo prestigio ed incitare alla ribellione le città dell'Etruria. Alla guida delle legioni romane erano in quell’anno i consoli Caio Flaminio Nepote e Gneo Servilio.
Caio Flaminio Nepote
Esponente del partito popolare e coraggioso innovatore in politica, il console Caio Flaminio ebbe diversi detrattori che ne sottolinearono la mancanza di competenza militare. Secondo i critici più severi Flaminio peccò di imprudenza poiché si fece attirare in trappola da Annibale senza ricorrere ad opportune esplorazioni. Questo giudizio deve essere in parte corretto. Infatti Flaminio, aspettando di ricongiungersi con le truppe dell'altro console Servilio, che si spostava da Rimini, inseguì a lungo l'esercito cartaginese tenendosi a debita distanza, senza alcuna fretta di ingaggiare lo scontro. In condizione di inferiorità numerica e in posizione nettamente sfavorevole, fu costretto a soccombere da una tattica militare che, per la cultura romana dell'epoca, era sleale e gravemente contrastante con il valore supremo della "fides".
IL “CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PERMANENTE SULLA BATTAGLIA DEL TRASIMENO E ANNIBALE”
Il Centro è aperto al pubblico dal gennaio 1996, presso la casa del parco "Il Sodo" posta al centro del paese. Alle molte iniziative turisticoculturali programmate collaborano la locale Pro-Loco, la Provincia di Perugia e la Regione dell'Umbria. Con questa realizzazione il Comune di Tuoro cerca di rispondere a due esigenze primarie: quella scientifica e quella divulgativa procedendo gradualmente alla raccolta di tutta la bibliografia sull'argomento, alla presentazione su pannelli e su plastici delle ricostruzioni relative alle teorie principali, alla preparazione di materiale divulgativo su videocassetta e cd rom. Nel locale sede del Centro è allestita una mostra permanente sull'epopea annibalica, in cui si racconta per immagini l'intera Seconda Guerra Punica. Il Centro è periodicamente sede di incontri, conferenze, dibattiti, presentazioni di pubblicazioni e riviste sull'argomento: è oggi il punto di riferimento degli studiosi e degli appassionati. Le due principali teorie sulla Battaglia del Trasimeno, che fanno riferimento agli studi di Nissen e di Susini, vengono messe a confronto, nel Centro di documentazione di Tuoro, in due grandi plastici che fotografano il momento dell'attacco cartaginese all'alba del 24 giugno del 217 a.C.. Le relative ricostruzioni ambientali, le truppe e gli equipaggiamenti sono stati realizzati con centinaia di modellini di piombo. Le due versioni differiscono essenzialmente nei presupposti geografico-storici: l’estensione del Lago Trasimeno.