orto botanico

L’Orto Botanico di San Costanzo - Perugia

La storia degli orti dei “semplici”

Un cancello verde, nei pressi della Chiesa di San Costanzo, è l’ingresso dell’orto botanico di Perugia; così come quello medievale del Complesso di San Pietro, fa capo al CAMS, il Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università di Perugia.

L’orto botanico venne realizzato in città nel 1720, ma la disciplina della Botanica a Perugia fu introdotta due secoli prima, nel Cinquecento. Veniva insegnata la “teoria e pratica dei semplici” ovvero delle sostanze, derivate perlopiù dalle piante, usate come ingredienti medicinali. Gli orti medievali già presenti in città, coltivati dagli speziali e farmacisti, fornivano il materiale utile alle loro lezioni.

Un secondo orto venne realizzato nel 1799 grazie ad Annibale Mariotti, docente universitario. Ebbe vita breve. Quando, dopo la sconfitta della Repubblica Romana da parte delle truppe austriache, Mariotti, fervente sostenitore della causa giacobina, venne destituito da tutti gli incarichi accademici e politici, caduto lui in disgrazia, cadde in disgrazia anche il suo progetto sperimentale.

L’orto che visitiamo nacque nel 1966: una struttura utilizzata come vigneto e frutteto per gli studenti e i docenti, con un oliveto dell’inizio del XVIII secolo ancora presente e testimone dell’antico paesaggio agricolo umbro.

Le valli umbre, la storia della Rosa e i semi di Hiroshima e Nagasaki

L'orto botanico accoglie una vasta varietà di piante, circa 1000 specie e cultivar diverse, provenienti dall’Italia e da varie parti del mondo, suddivise in sezioni basate su criteri filogenetici.

Tra le sezioni più interessanti vi sono quelle delle conifere, dove si possono ammirare rari esemplari come il suggestivo Pino Loricato del Massiccio del Pollino, le Sequoie americane, e l’Abete dei Monti Nebrodi, ritenuto estinto all’inizio del secolo, e di cui esistono solo ventiquattro individui in natura.

Un’altra sezione è quella delle angiosperme. Qui si possono osservare due importanti endemismi: l'Iris Marsica che si ritrova anche sulle montagne umbre e il Farnetto, una quercia che testimonia la storia plurimillenaria degli ormai rarissimi boschi di pianura della Regione. Curiosamente, nella provincia di Terni esiste un piccolo paese chiamato Farnetta, il cui nome deriva dai vasti boschi di Farnetto presenti nel territorio.

Continuando la visita si giunge ad un grande roseto, che racconta la storia della coltivazione delle rose, dalle specie botaniche europee, mediorientali, americane e asiatiche, fino alle moderne rose profumate e rifiorenti. Una curiosità: la prima rosa tea venne isolata nel giardino della Malmaison di Giuseppina Bonaparte, da cui discendono molte delle attuali rose conosciute.

Il viaggio prosegue attraverso le serre, sia fredde che calde. Si può ammirare, nella sezione delle piante desertiche, la rara Welwitschia, una gimnosperma endemica dell'Angola e della Namibia e caratterizzata dal fatto di avere due sole foglie che crescono alla base per tutta la vita.

Dall'Africa si passa al Lago Trasimeno, con le sue piante acquatiche, alcune delle quali ormai estinte, come la Felce palustre (Thelypteris), la Castagna d’acqua (Trapa), la Ninfea bianca – l’Agilla della leggenda.

Da non perdere sono gli Hibaku jumoku, letteralmente "alberi bombardati dall'atomica", sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki e ad un calore quantificato, a due km dall’epicentro, pari a 40 volte quello del sole.

Dai loro semi sono germogliati alcuni esemplari, tra cui spiccano l'esemplare dell'albero Muku (Aphananthe) e il Ginkgo biloba, il più famoso fossile vivente del mondo vegetale.

Questi alberi ricordano la pace e la sacralità della natura, nonché il legame storico di PERUGIA con il Giappone, che risale all'8 giugno 1585, quando la prima missione diplomatica giapponese visitò il Complesso Monumentale di San Pietro in Europa. Delle collezioni di aceri e ciliegi giapponesi preannunciano anche il futuro allestimento di un percorso nipponico nell’Orto che partirebbe da un Giardino per la Cerimonia del Tè.

Il Giardino dei Profumi

Dopo aver ammirato e visitato l’orto botanico e scoperto i segreti delle sue piante, da non perdere è un’esperienza interattiva e sensoriale. Un vialetto accessibile, e un passamano di legno, ci portano verso un giardino da toccare e visitare con l’olfatto.

Prendendo come punto di riferimento il famoso fotografo naturalista William Arthur Pucher (1891-1988) si presenta all’interno una sorprendente piramide dei profumi, in cui le piante sono classificate in base alla persistenza: le note di testa che durano pochi minuti, le note di cuore che lasciano una scia, le note di fondo che durano molto tempo.

Il vialetto è stato inaugurato nel 2019. L’allestimento, munito anche di pannelli in braille, è stato creato da persone richiedenti asilo e con esigenze speciali, per sottolineare l’importanza di un museo non solo coinvolgente, ma anche accessibile e inclusivo.

Potrete dunque toccare, odorare e riscoprire profumi aromatici, agrumati, fruttati, speziati e tanti altri che faranno viaggiare la vostra mente e i vostri ricordi. Sarete in grado di riconoscerli?

Per maggiori informazioni su accessibilità e orari:

https://cams.unipg.it/orti-musei/orto-botanico

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