Suggestiva è l’origine della parola “grondici”, derivante dal termine suggrunda che identifica la parte del tetto che sporge dal muro esterno di un edificio, appunto la gronda. La teologia medioevale riteneva che i bambini morti senza aver ricevuto il battesimo fossero destinanti al limbo e, di conseguenza, non ne ammetteva la sepoltura in luogo consacrato. I genitori, perciò, portavano i bimbi moribondi non ancora battezzati al Santuario, nella speranza che potessero ancora dare qualche segno di vita e ricevere il sacramento del battesimo ed una giusta sepoltura. Se ciò non accadeva, il bambino veniva sepolto sotto la gronda (sub grunda) della casa natale; da qui si è sviluppato nel tempo l’appellativo di Madonna delle Grondici.
Il tempio, completamente ristrutturato in anni recenti, fu retto da eremiti fino agli inizi del XX secolo. All'interno è possibile ammirare "Vergine in trono fra i Ss. Sebastiano e Rocco", opera di Gregorio Gregori, il Teutonico (1295), che riedeva a Castel della Pieve.